La riproduzione è un momento molto
delicato nella vita degli animali, un
disturbo in questa fase potrebbe portare
facilmente all'abbandono del sito
riproduttivo con relative conseguenze
per le uova/nidiacei/cuccioli.
La legislazione nazionale non vieta
esplicitamente di fotografare nei pressi
dei siti riproduttivi (nidi e tane ad
es.), ma ne vieta il disturbo (fanno
eccezione alcune leggi regionali).
Sebbene
non vi sia un esplicito divieto legale
di fotografare presso i siti di
nidificazione si consiglia di evitare
questo tipo di foto in ogni caso,
considerati i rischi potenziali che si
possono presentare (fallimento della
riproduzione/abbandono del sito e
problemi legali).
Se si
opera in modo corretto per annullare
ogni possibilità di disturbo, sarebbe
legalmente possibile fotografare presso
i siti di riproduzione ma si deve sempre
tener presente che i rischi possono
essere elevati, soprattutto il
rischio di far fallire la riproduzione
e anche il rischio di incorrere in
problemi legali qualora si provochi
disturbo.
Perché
non fotografare al nido:
1) Il
rischio di disturbare la riproduzione e
arrecare danni ai soggetti è elevato
2) Il
rischio di disturbare è elevato e il
disturbo è vietato dalla legge italiana
3) Le
foto di soggetti al nido o vicino alla
tana non sono mai interessanti
4) Le
foto di soggetti al nido o vicino alla
tana non sono accettate dalla
maggioranza dei concorsi e community
fotografiche
Operare
in modo corretto vuol dire avere
approfondita conoscenza della biologia
della specie, capire i segnali di stress
e disturbo, sfruttare soggetti abituati
all'uomo (ad esempio in ambienti urbani
o fortemente antropizzati), conoscere i
momenti migliori in cui poter operare,
utilizzare tecniche non invasive (camere
fisse, sistemi automatizzati o a
controllo remoto, attrezzature
pre-installate etc).
Quando si
può fotografare vicino ai siti di
riproduzione:
1)
Ambienti antropizzati con soggetti
abituati
2)
Soggetti a lunga distanza
3)
Situazioni “controllate” (per es. nidi
artificiali appositamente controllati)
con tecniche atte a minimizzare ogni
rischio di disturbo (fotografia remota,
fotografia automatica etc…)
4)
Sfruttare i posatoi intermedi:
E' bene
ricordare comunque che nella maggioranza
dei casi le foto presso i siti di
nidificazione non risultano gradevoli,
hanno uno scarsissimo valore fotografico
e non vengono accettate dalla
maggioranza dei concorsi fotografici e
community fotografiche.
Alcune
specie particolarmente sensibili,
invece, non vanno MAI fotografate nei
pressi dei siti di riproduzione, è
questo il caso di molte specie di
Mammiferi (Lupo, Orso, Volpe, Mustelidi,
Istrice etc) e di molte specie di rapaci
particolarmente rari e/o protetti (Falco
pellegrino, Lanario, Aquila reale,
Aquila del Bonelli etc).
I ricercatori che si
occupano di rapaci si sono posti da sempre il problema
del disturbo quando si fanno studi e monitoraggi presso
i nidi, infatti esistono molti libri e articoli
scientifici sull'argomento.
Ovviamente lo scopo dei ricercatori è ben più importante
della fotografia quindi a maggior ragione i fotografi
non devono assolutamente tentare tecniche che possano
essere più invasive rispetto alle metodologie di studio e
monitoraggio.
Per quanto riguarda i
Passeriformi, diversi studi hanno mostrato che visitare
i nidi, se fatto in modo corretto, non arreca alcun
danno alla riproduzione, anzi, quasi paradossalmente, un
maggior disturbo dovuto all'attività umana vicino al
nido ha provocato un aumento del successo riproduttivo.
Anche nei rapaci i risultati di diversi studi non sono
differenti, per es. Grier & Fyfe non hanno individuato
alcun effetto negativo dovuto a visite ai nidi di Aquile
di mare, Falchi pescatori, Poiane ferruginose e Falchi
della prateria. Mayer-Gross et al.
(1997) hanno eseguito una revisione di numerosi studi
sul disturbo ai nidi concludendo che secondo la
maggioranza degli studi effettuati su numerosissime
specie di uccelli i controlli al nido a scopo di ricerca
non influenzano l'esito della riproduzione, con rare
eccezioni, per esempio gli uccelli marini coloniali
risentono maggiormente del disturbo al nido. Ovviamente
la maggioranza di questi studi scientifici mira a
verificare il disturbo e gli eventuali effetti negativi
sulla riproduzione da parte di ricercatori, che comunque
seguono dei protocolli e codici di condotta ben precisi
e non stanno delle ore vicino al nido per fotografarlo.
Riprendere i punti di questi protocolli e codici di
condotta però è molto utile per stilare un codice di
condotta anche per i fotografi; molti dei consigli che
seguiranno in questo paragrafo sono infatti tratti dai
protocolli di ricerca scientifica per il monitoraggio
dei nidi.
Come per altri aspetti
della fotografia naturalistica non esiste, a livello
nazionale, una legislazione chiara e completa
sull'argomento. A livello regionale invece già alcune
Regioni si sono dotate di strumenti legislativi
adeguati, che, nel caso della riproduzione, vietano
espressamente e chiaramente di fotografare animali nei
pressi dei nidi e durante il periodo della riproduzione.
Dunque a livello
Nazionale non è esplicitamente vietato dalla legge
fotografare nei pressi di un nido, ma operare in maniera non corretta
quando si fotografa presso i siti riproduttivi può far incorrere in
altri divieti, per esempio si può rientrare nella
legislazione sul disturbo (Art 21 punto o), Legge 157 –
11 febbraio 1992 Articolo 8 (1.b) DPR 357/97)
Fotografare
non è sinonimo di disturbo, se si operale dovute
precauzioni e con le giuste tecniche e conoscenze allo
scopo di annullare ogni rischio di disturbo fotografare
presso i siti di riproduzione non è vietato dalla legge
nazionale, ma solo da alcune leggi regionali (Liguria, Lombardia (Art 43, LR n 26 1993),
Toscana).
C'è una sostanziale
differenza, in termini di disturbo e relativo danno
potenziale, tra "fotografare al nido" o "fotografare il nido" e
"fotografare nei pressi del nido". Fotografare un adulto
sul nido mentre cova le uova o imbecca la prole non
porta
mai a buone foto; questo tipo di foto possono essere
utili solo a scopo documentativo per un testo
scientifico ma il loro valore fotografico è praticamente
pari a zero per questo motivo è assolutamente
sconsigliato eseguire foto direttamente sul nido anche
perché il disturbo che si potrebbe arrecare potrebbe
essere tanto elevato da causare l’abbandono delle uova o
della prole da parte degli adulti, se non si opera
correttamente.
Diverso è il caso delle
foto fatte nei pressi del nido, solitamente agli adulti
in entrata o in uscita dalla cavità di nidificazione. In
questi casi si possono ottenere foto più gradevoli dal
punto di vista estetico ad esempio la classica upupa che
imbecca in volo i suoi giovani che sporgono la testa
dalla cavità di nidificazione oppure un Gheppio o un
Allocco che arrivano in volo presso il nido trasportando
una preda per i pulli; ovviamente operando nei pressi del nido il rischio di
arrecare disturbo può essere elevato se non si lavora
correttamente. Se non si è esperti e se non si ha
conoscenza approfondita delle tecniche, dei soggetti e
dei rischi, è sconsigliabile fotografare anche nelle
vicinanze dei nidi perché il rischio di danneggiare i
soggetti può essere elevato, soprattutto nel
caso di specie molto sensibili come i rapaci; bisogna
anche considerare, a questo proposito, che molte specie
animali sono particolarmente sensibili vicino ai siti di
riproduzione e in questi casi l'avvicinamento ai siti
riproduttivi deve essere assolutamente evitato, è il
caso di molti mammiferi (Lupo, Tasso, Istrice, Volpe
etc.) e di diverse specie di rapaci particolarmente
protetti (Falco pellegrino, Lanario, Aquila reale,
Aquila del Bonelli, Astore etc).
Inoltre è
bene ricordare che molte community fotografiche e quasi
tutti i concorsi vietano le foto ai nidi e nei pressi
dei nidi o tane. Dunque molto meglio dedicarsi ad altre
tecniche meno pericolose ma che possono dare molte
soddisfazioni fotografiche senza rischiare di
danneggiare gli animali e l'ambiente.
Una piccolissima telecamera (Gopro)
fissa, installata nel nido
durante l'inverno e controllata
a distanza ha consentito di
documentare la riproduzione di
una coppia di Gheppio (Falco
tinnunculus) senza arrecare
alcun disturbo.
Generalmente la
documentazione fotografica o video di nidi e aspetti
della riproduzione degli Uccelli o altri animali ha poco
valore fotografico; se volete fare belle foto magari per
vincere dei concorsi difficilmente potrete farle
sfruttando i siti di riproduzione di una specie.
Solitamente ci si
impegna nella documentazione fotografica o video di una
nidificazione o della riproduzione degli animali in
generale se si sta portando avanti un progetto ben
preciso, per esempio descrivere la vita di una specie
per un libro o un documentario,
in questo caso documentare anche la riproduzione può
essere importante.
Per questo, come regola
generale, considerati i rischi che si corrono, anche in
termini legali, si consiglia di evitare il più possibile di
fotografare nei pressi dei siti di riproduzione di
Uccelli o Mammiferi, anche perché
esistono molti altri modi per fotografare una
determinata specie anche a distanze ravvicinate senza
rischiare di creare disturbo potenzialmente dannoso.
I neofiti pensano che
trovare il nido di una specie possa aiutare a
fotografarla meglio perché è una sorta di "attrattivo"
cioè nei pressi del nido si ha sicuramente la
possibilità di poter avvicinarsi di più ai soggetti; questo
è effettivamente vero ma si deve tenere in
considerazione che esistono
tante tecniche che
consentono di avvicinarsi o far avvicinare un animale
senza bisogno di disturbarne la riproduzione. Se per
esempio trovate nel bosco un nido di
capinera o di scricciolo o di picchio rosso o qualsiasi
altra specie, sappiate che tentando di fotografare nei
pressi del nido o direttamente al nido può provocare un
disturbo anche molto grave con relativi danni
conseguenti (morte degli embrioni, abbandono della
covata, morte dei pulli etc.); ma soprattutto è bene
sapere che se si vuole fotografare per bene uno
scricciolo, una capinera o un picchio rosso ci sono
molti altri
metodi meno invasivi e quindi meno
pericolosi senza contare il fatto che, come detto
precedentemente, le foto al nido non hanno un gran
valore fotografico, mentre fotografare uno scricciolo su
un bel posatoio e con un bello sfondo può dare molte più
soddisfazioni e risultati in termini di valore
fotografico dello scatto.
L'abbandono del nido è
classificabile come un danno, più o meno grave in
funzione della rarità della specie considerata (un
passeriforme comune o un raro rapace). La probabilità di
abbandono dipende moltissimo dallo stadio riproduttivo
(corteggiamenti, deposizione, cova, pulli piccoli, pulli
già cresciuti) ma può dipendere anche dalle
caratteristiche specie specifiche (ci sono specie più
sensibili che
abbandonano molto più facilmente che altre), da
variabilità individuale, dall' esperienza della coppia (coppie
giovani alla prima esperienza abbandonano più
facilmente), dall'ubicazione del nido/tana (in ambienti
antropizzati, per esempio, la probabilità di abbandono è
più ridotta). A volte, nell'ambito della ricerca
scientifica, la quantità di casi di abbandono della
riproduzione è sottostimata a causa della probabilità
che i nidi abbandonati vengano predati prima di essere
individuati (Gotmark, 1992).
Il legame della coppia con il nido è
tanto più forte quanto più si procede nei vari stadi di
riproduzione e questo è anche dimostrato da diversi
studi. Per esempio, in uno studio intensivo di 14 anni
sugli Sparvieri di Cooper in Wisconsin, su 330 nidi solo
l'1,2% (4 nidi) fu abbandonato a seguito del disturbo
provocato dai ricercatori durante tutte le fasi della
riproduzione (cattura degli adulti durante varie fasi
della riproduzione, esplorazione dei nidi per contare
le uova e per inanellare i pulli) e questi nidi furono
tutti abbandonati durante la cova (Rosenfield and
Bielefeldt, 1993a); inoltre in questi 4 nidi furono le
femmine ad abbandonare mentre i maschi provarono senza
successo a covare le uova per altri 7-10 giorni dopo
l'allontanamento della loro partner (Ronsenfield et al.,
2007).
Il fenomeno in biologia
è già noto ed è stato chiamato "age-investment
hypothesis " (Andersson et al. 1980): secondo questa
ipotesi i genitori incrementano i comportamenti di
difesa attiva del nido all'aumentare dell'età dei pulli
perché essi diventano man mano più "preziosi"
perché è stata spesa più energia per arrivare a quella
fase e con
l'aumentare dell'età dei pulli aumentano anche le loro
probabilità di sopravvivenza e di conseguenza aumentano
anche i rischi che corrono i genitori nella difesa della
prole all'aumentare dell'età della prole stessa.
Risposta difensiva della
cesena durante varie ispezioni ai nidi in differenti
stadi della riproduzione; come si può notare dal grafico
l'intensità dei comportamenti difensivi aumenta con
l'età della prole.
b) Danneggiamento delle
uova o dei pulli a causa dei genitori impauriti
Avvicinarsi ai nidi può
provocare altre tipologie di problemi oltre
all'abbandono e anche queste devono essere tenute in
forte considerazione. Un avvicinamento improvviso,
veloce, in alcuni momenti della riproduzione può
provocare la fuga altrettanto improvvisa dell'adulto dal
nido perché molto spaventato; durante una fuga
improvvisa infatti l'adulto può ferire con gli artigli i
pulli se molto piccoli o bucare o far cadere le uova. E'
importante quindi un avvicinamento ai nidi molto
graduale e soft che non spaventi eccessivamente l'adulto
e soprattutto è importante sapere o cercare di prevedere
più o meno in che fase della riproduzione si trova quel
nido così da evitare di spaventare eccessivamente gli
adulti quando ci sono i pulli molto piccoli.
Paradossalmente è importante far sentire la propria
presenza quando ci si avvicina al nido piuttosto che
arrivare in totale silenzio e di sorpresa, così appunto
da evitare fughe precipitose degli adulti.
c) Raffreddamento,
surriscaldamento delle uova o dei
pulli
Se i genitori rimangono
a lungo lontani dal nido, le uova e i pulli fino a 7-10
giorni di età sono particolarmente vulnerabili al
raffreddamento ma anche al surriscaldamento e alla
disidratazione dovuti all'esposizione diretta al sole. Per questo durante le operazioni al nido
sia per ricerca scientifica che a scopo fotografico è
bene prendere una serie di cautele. Mentre i ricercatori
hanno spesso bisogno di salire sui nidi per
eseguire misurazioni sulle uova, il fotografo deve
evitare di avvicinarsi ai nidi durante la cova,
generalmente non è necessario fare foto in questa fase e
soprattutto, come si è già detto, questa fase è
particolarmente delicata quindi da evitare. Generalmente
le attività di ricerca ai nidi durante la cova non arrecano danni se condotte nel modo corretto (Reynolds
& Wight, 1978; Petty & Fawkes, 1997) se durano meno di 10 minuti; il problema può aggravarsi nel
caso di specie molto timide e sensibili come l'Aquila reale, il
Girfalco e il Gufo delle nevi, in cui gli adulti
impiegano molto più tempo per ritornare al nido dopo che
gli intrusi si sono allontanati, in questi casi le
cautele devono essere ancora più restrittive e il tempo
delle operazioni ancora più ridotto se si parla di
attività di ricerca mentre nel caso della fotografia è
bene evitare qualsiasi tentativo di fotografare queste
specie nelle vicinanze del nido.
Premesso che per i
motivi già citati in precedenza è fortemente
sconsigliato fotografare nei pressi di siti di
nidificazione, soprattutto di specie molto sensibili
come i rapaci, in linea generale è
importante:
1) Evitare attività
vicino al
nido durante il periodo precedente alla deposizione,
durante la cova e quando i pulli sono troppo piccoli
(evitare anche il momento della schiusa)
2) Operare solo quando i
pulli hanno più di 2 settimane di età
3) Operare nel modo più
rapido possibile
4) Evitare operazioni
vicino ai nidi quando fa troppo freddo o troppo caldo o quando
piove
5) Evitare di avvicinarsi
a siti di riproduzione di specie particolarmente
sensibili come l'Aquila reale, il Lanario, il
Capovaccaio, il Gufo reale, il Lupo etc.
d) Involo anticipato dei
giovani
In inglese si usa un
termine specifico per indicare il momento in cui i
giovani lasciano il nido: "fledging"; questo è un
momento piuttosto delicato e che richiede diverso tempo,
a volte anche alcuni giorni, prima che i giovani si
decidano, con calma, a lasciare il nido; a questa età
essi sono già in grado di volare o comunque svolazzare
ma non sono autonomi cioè non riescono a cacciare o
mangiare da soli.
Può capitare che
avvicinarsi ad un nido con giovani già quasi pronti per
l'involo ne provochi un involo prematuro con conseguenze
che possono diventare gravi, i giovani potrebbero
ferirsi cadendo perchè non sanno volare e possono
causare stress sui genitori se abbandonano il nido tutti
contemporaneamente. E' dunque da evitare qualsiasi
attività fotografica vicino ai siti di riproduzione quando i giovani sono pronti all'involo.
e) Il problema dei
predatori
La predazione ai nidi è
un fenomeno molto più frequente di quanto si pensasse
fino a pochi anni fa; i moderni sistemi di
fototrappolaggio hanno permesso di ottenere dati più
dettagliati su questo fenomeno mostrando che avviene
molto spesso anche in assenza di interferenze umane; la
predazione ai nidi avviene sia sulle uova che sui pulli
anche già molto cresciuti, sia sui nidi posizionati in
alto su alberi o rocce sia sui nidi a terra, ad opera di
altri uccelli (soprattutto Corvidi) ma anche ad opera
di mammiferi quali le Volpi e i Mustelidi. I predatori
vengono molto facilitati nella loro opera se l'uomo
interferisce con le nidificazioni per esempio creando un
percorso (anche odoroso) che porta dritto verso il nido
oppure provocando l'allontanamento e stress degli
adulti, distrazione di cui il predatore può facilmente
approfittare.
Durante la ricerca dei
nidi bisogna muoversi con estrema cautela, i nidi sono
molto delicati e spesso nascosti col rischio di poter
fare dei danni senza neanche accorgersene, soprattutto
nel caso di specie che nidificano a terra.
Diversi studi hanno evidenziato che
prendendo le dovute precauzioni durante le operazioni ai
nidi è possibile evitare l'aumento della frequenza di
predazioni naturali (Hamerstrom, 1970; Grier, J.W. & Fyfe, R. W. 1987). Durante le fasi di
avvicinamento ai nidi è di cruciale importanza
assicurarsi che non ci siano predatori che vi stiano
seguendo (gatti, corvidi etc.) e in generale è
importantissimo non modificare la vegetazione intorno al
nido e creare un passaggio non diretto (dead-end trail)
verso il nido per rendere difficile l'attività dei
predatori.
Come si è già detto
le foto dirette al nido per esempio di un
uccello che cova o riscalda i pulli ma anche
una imbeccata hanno poco valore fotografico
ma solo valore documentativo. Sono molto
rari i casi in cui fotografare al nido o nei
pressi del nido o dell'area di riproduzione
può essere utile e quasi mai si otterranno
foto di grande valore; fondamentalmente la
fotografia o video dell’attività
riproduttiva ha solo scopo documentativo per
testi scientifici o per documentari dove può
essere utile mostrare la riproduzione di una
specie. Diverso è il caso della fotografia
nei pressi del nido, per esempio per
riprendere gli adulti in volo. Ricordiamo
che il nido o le tane e in generale l'area
di riproduzione di una specie non sono
l'unico modo per potersi avvicinare a quella
determinata specie, esistono
numerose
tecniche molto meno invasive per fotografare
una specie senza bisogno di disturbarne la
riproduzione. Dunque, in linea generale, si
sconsiglia di avvicinarsi ai siti di
riproduzione di qualsiasi specie ed è
preferibile evitare di fotografare sia sul
nido sia nei pressi del nido se non si è
sufficientemente preparati ed esperti, per
il principio di precauzione è meglio evitare
ogni rischio considerata la delicatezza
della situazione.
Solo in casi
particolari, operando in modo corretto, è
possibile effettuare documentazioni
fotografiche o video della riproduzione
degli animali senza arrecare disturbo,
queste metodiche verranno analizzate nei
paragrafi successivi partendo dal principio
generale che le foto nelle vicinanze di nidi
o tane non devono mai mettere a rischio il
benessere degli animali e la buona riuscita
della riproduzione. Si ricorda anche
che nelle aree protette è sempre necessario
chiedere i permessi fotografici all'ente di
gestione.
1) Operare con cognizione di causa e
operare "a feedback"
Fotografare uccelli
nelle vicinanze del nido richiede buona
conoscenza del soggetto, della sua biologia
e soprattutto della sua etologia così da
individuare i segnali di stress
che possono indicare quando si sta
rischiando di disturbare o danneggiare gli
animali. Ogni specie ha differenti
comportamenti di difesa
del nido che vanno da vocalizzazioni di
allarme a voli dimostrativi, segnali visivi
etc; conoscere questi comportamenti è
fondamentale per capire immediatamente se si
sta arrecando disturbo o meno. Altrettanto
importante è conoscere dettagliatamente il
ciclo riproduttivo di ogni singola specie
così da poter predire se nel nido
saranno presenti le uova o i pulli e in che
età ed è fondamentale conoscere anche le
frequenze di imbeccata, questo consentirà di
capire se l’attività fotografica sta
arrecando disturbo oppure no (una riduzione
della frequenza di imbeccata indica che i
soggetti sono spaventati dall’attività
fotografica). Questa conoscenza sulla
biologia dei soggetti è importante per poter
agire “a feedback”: se, cioè, si percepisce
da determinati comportamenti o dalla
riduzione della frequenza di imbeccata che i
soggetti sono sotto stress si deve
immediatamente smontare il set fotografico e
allontanarsi il più velocemente possibile.
La rinuncia e il principio di precauzione
sono spesso le migliori scelte per evitare
di arrecare disturbo eccessivo e
potenzialmente dannoso.
2) Sfruttare i
nidi in ambiente antropizzato
La sensibilità al
disturbo può variare da una specie
all'altra, ma dipende anche
dall'ambiente e dall'imprinting.
Ambiente: una
coppia che nidifica in ambiente urbano è
molto meno suscettibile al disturbo di una
coppia della stessa specie che vive in
ambiente più naturale.
Imprinting: una
coppia formata da individui, o di cui anche
un solo individuo è nato in ambiente
antropizzato e dunque abituato alle persone
è molto meno suscettibile al disturbo
rispetto a individui nati in posti isolati e
non antropizzati
Esempio: una coppia
di Allocchi che ha nidificato in una fessura
della parete di un capannone agricolo in uso
è perfettamente abituata al passaggio di
persone e mezzi, ai rumori etc. Una coppia
di Allocchi che invece nidifica in un bosco
poco frequentato sarà molto più suscettibile
alla presenza di una persona nei pressi del
nido.
Dunque, premettendo
che è sempre sconsigliato fotografare presso
i siti riproduttivi di qualsiasi specie, ci
sono delle situazioni che possono offrire
possibilità fotografiche se si sfruttano
siti riproduttivi in ambienti antropizzati
dove i soggetti sono perfettamente abituati
alle attività umane nei dintorni del nido o
della tana. Molte specie di animali,
infatti, ormai si sono adattate a vivere in
ambienti urbani e altri ambienti
antropizzati dunque non è difficile trovare
nidificazioni di Upupa, Torcicollo, Gheppio,
Civetta, Barbagianni, Sparviere, Falco
pellegrino perfettamente abituati alla
presenza di attività umane nelle vicinanze.
3) Scegliere il
momento giusto
Il rischio di
abbandono diminuisce, in maniera
inversamente proporzionale col procedere
delle varie fasi
della riproduzione: è altissimo durante la
costruzione del nido o durante il periodo in
cui la coppia sta scegliendo il nido, è
molto alto durante il momento della
deposizione, è medio durante il periodo di
cova e si abbassa man mano che nascono i
piccoli e crescono; la probabilità che i
genitori abbandonino il nido con pulli già
ben cresciuti o quasi pronti all'involo è in
genere
bassissima, e il disturbo deve essere
veramente intenso e duraturo oppure estremo
per provocare l'abbandono (anche se questo
concetto non vale per tutte le specie!).
Inoltre il momento
migliore per fare le foto è proprio quello
delle imbeccate, e ancora migliore è il
momento in cui i pulli hanno già una certa
età; quando i pulli sono ancora molto
piccoli infatti, un genitore rimane nel nido
a riscaldarli (brooding) e le imbeccate sono
poco frequenti; quando invece i pulli sono
già grandi, entrambi i genitori provvedono a
portare imbeccate e queste sono molto più
frequenti nell'arco della giornata o della
notte nel caso di specie notturne.
Altra cosa da
evitare è di avvicinarsi ai nidi quando i
giovani sono pronti all'involo ("fledging"), in questo caso
si potrebbe provocare un'uscita prematura che potrebbe avere gravi conseguenze per la
loro sopravvivenza.
4) Ridurre la
frequenza e durata delle sessioni
fotografiche e il numero di persone
coinvolte
-Evitare di andare
frequentemente (una o al massimo due volte a
settimana)
-Evitare di
rimanere nei pressi del nido per troppo
tempo (massimo 15-20 minuti per installare
il set)
-Evitare di
frequentare i dintorni di un nido in più
persone
5) Operare
velocemente
Se abbiamo montato
noi stessi il nido artificiale o se
conosciamo il nido potenziale prima che
venga usato (perché, per esempio, era già
stato usato l'anno precedente), è importante
fare i test di installazione del set
fotografico durante l'inverno molto prima
che la coppia inizi a ri-frequentare il nido.
I test ci aiuteranno anche ad apportare
eventuali modifiche "ambientali" per
migliorare il set (per es: piegare alcuni
rami che possono dar fastidio
all'inquadratura, inserire rami artificiali
per creare una via d'accesso ben precisa,
collocare strutture per fissare
l'attrezzatura quando sarà il momento etc.).
Nel caso di uccelli diurni è importante
evitare attività nelle vicinanze dei nidi
al tramonto e così è importante
evitare tali attività durante il giorno nel
caso di uccelli notturni.
In linea generale
comunque il montaggio del set deve essere
quanto più rapido possibile (e così anche lo
smontaggio). Per ottenere ciò ecco alcuni
consigli:
1) Come detto
sopra, se ve ne è la possibilità, è bene studiare il
set e provarlo durante l'inverno quando la
coppia non frequenta il nido
2) Se ciò non fosse
possibile, si possono scattare delle foto e studiare a
tavolino su di esse come collocare il set,
senza stare fisicamente vicino al nido
3) Usare set molto
semplici: una sola fotocamera ed
eventualmente pochi altri accessori (ad es
sensori di movimento per la fotografia
automatica)
4) Regolare i
parametri di scatto e provare il set
simulandolo in un altro posto lontano dal
nido così da non perdere tempo durante
l'installazione del set nei pressi del nido.
Quando si montano
attrezzature fotografiche o video nei
pressi di un nido o tana bisognerebbe
evitare di tagliare rami o vegetazione
intorno, piuttosto se ci sono elementi che
possono dare fastidio si possono legare, per
poi slegarli a fine lavoro così da riportare
tutto com'era prima; il taglio non solo
insospettisce molto gli adulti ma facilita
anche i predatori. Se si tratta di un nido
scoperto è importante evitare di fare questa operazione
sia in caso di maltempo sia nelle ore
centrali della giornata: legare i rami
spostandoli potrebbe eliminare una copertura
contro il sole o contro la pioggia per i pulli che potrebbero dunque subire dei danni
fisici.
6) Abituare i
soggetti
Non stare mai allo
scoperto, usare nascondigli fissi
posizionati con largo anticipo per fare in
modo che i soggetti si abituino alla loro
presenza in abbinamento a teleobiettivi
spinti che consentano di rimanere a debita
distanza dal nido oppure utilizzare tecniche
di
fotografia remota o
automatica.
Come si è già detto
in precedenza, abituare gli animali
preventivamente ai set fotografici e ai
capanni è utilissimo ai fini della riduzione
delle possibilità di disturbo. Montare un
capanno o un set fotografico reale o finto
quando la riproduzione è già iniziata è
sbagliato; la preparazione va fatta prima
che la coppia inizi la fase riproduttiva;
eseguire queste operazioni anche solo
durante la fase iniziale del ciclo
riproduttivo cioè durante i
corteggiamenti/costruzione del
nido/accoppiamenti, è pericolosissimo! In
questi casi bisogna abbandonare l’idea di
fotografare e attendere la stagione
successiva così da poter preparare il set
e/o il capanno durante l’inverno quando non
si arreca alcun disturbo.
Quando possibile è
sempre meglio operare con nidi artificiali
ed evitare di lavorare su nidi naturali. Il
vantaggio dei nidi artificiali è che essi
possono essere posizionati nel modo più
conveniente per facilitare le operazioni e
migliorare al massimo le probabilità
fotografiche e la qualità delle foto senza
trascurare il fatto che posizionando i nidi
artificiali in modo adeguato si può ridurre
molto il disturbo. Per esempio:
-posizionare nidi
artificiali in ambienti antropizzati dove
gli animali possano abituarsi facilmente
alla presenza di elementi di disturbo e di
persone è molto utile ai fini della
riduzione dei rischi. Posizionare per
esempio nidi per rapaci notturni vicino ad
abitazioni o nidi artificiali per upupa,
torcicollo, altri piccoli passeriformi nel
giardino di casa consente agli animali di
abituarsi rapidamente e di non risentire
quindi di eventuale disturbo provocato dalle
attività fotografiche
-i nidi artificiali
possono essere fissati ad altezze e in
posizioni molto comode per facilitare le
foto e/o le eventuali operazioni di
montaggio di set fotografici, creando così
molto meno disturbo. Posizionare per
esempio un nido di Allocco a 2 metri
d’altezza o poco più rende comodissime le
operazioni fotografiche di montaggio o
sostituzione del set fotografico, riducendo
al minimo il disturbo (sì, gli allocchi nidificano tranquillamente anche su nidi a
soli 2 metri di altezza e questo non aumenta
i rischi di predazione, una cornacchia
grigia o una faina arrivano ai nidi a 2
metri d'altezza come anche ai nidi a 8 metri
d'altezza).
Se si conosce già
il nido e si sa che la specie lo
riutilizzerà (non tutte le specie
riutilizzano lo stesso nido ma lo cambiano
e/o ricostruiscono ogni anno) si può
preparare preventivamente il capanno e/o set
fotografico in inverno quando gli adulti non
sono presenti o non sono sensibili alla
presenza di esseri umani nelle vicinanze del
nido e in questo modo si abitueranno
perfettamente alla presenza di elementi
estranei.
7) Usare
sistemi automatici o remoti
Quando possibile è
sempre importante, ai fini della massima
riduzione del disturbo, operare con sistemi
che riducano la presenza umana vicino ai
siti riproduttivi, come ad esempio
super-teleobiettivi, sistemi automatizzati o remoti.
Ad esempio un superteleobiettivo come un 600
mm F4 duplicato, dunque 1200 mm, consente di
stare ad una distanza doppia o tripla
rispetto all'uso di un teleobiettivo più
corto. Un sistema
automatizzato attraverso l’uso di sensori fa
scattare automaticamente la fotocamera
senza la presenza fisica del fotografo e
quindi riducendo al minimo ogni rischio di
disturbo mentre un sistema remoto viene controllato a
distanza, il fotografo scatta con un
telecomando remoto scegliendo il momento
giusto per lo scatto ma rimanendo a distanza
di sicurezza. La scelta tra sistemi automatici e
sistemi remoti dipende dalla situazione ma
questi aspetti tecnici non possono essere
trattati in questo documento, per maggiori
approfondimenti si consulti la sezione di
questo sito dedicata alla
fotografia degli
animali.
Vediamo un esempio:
Se avete trovato un
nido di upupa in un tronco nel bosco come
affrontate questa situazione? La tipica foto
che si realizza in questi casi è quella
degli adulti che arrivano in volo
all'entrata del nido trasportando
l'imbeccata per i pulli. Per questo prima di
pianificare una sessione fotografica è
importante mimetizzarsi a distanza di
sicurezza del nido e osservare col binocolo
il comportamento degli adulti così da capire
se e quando potrà essere il momento giusto
per scattare delle foto; trattandosi di un
nido chiuso non è infatti possibile vedere
se la femmina è ancora in cova (periodo
molto delicato da evitare assolutamente) o
se i pulli sono nati e che età hanno; come
si è già detto è importante attendere che i
pulli siano abbastanza cresciuti in modo
tale che le imbeccate siano più frequenti e
il momento sia meno delicato (la probabilità
di abbandono è molto ridotta in questa fase
e i pulli sono termicamente indipendenti
dagli adulti). Il fotografo naturalista
classico piazzerebbe un capanno fotografico
vicino al tronco a una distanza
proporzionale all'obiettivo che possiede. La
presenza improvvisa di un capanno
fotografico molto probabilmente allarmerà le
upupe che potrebbero anche abbandonare il
nido con relative conseguenze per le uova o
i pulli. In una situazione del genere
sarebbe meglio rinunciare alle foto e non
disturbare i soggetti (caso diverso se il
nido si trovasse in ambiente antropizzato
dove le upupe sono perfettamente abituate
alle attività umane nelle vicinanze). Ma la
fotografia remota in questo caso è un'ottima
soluzione perché consentirebbe di scattare
delle foto riducendo moltissimo il disturbo;
invece che piazzare un voluminoso capanno è
sufficiente posizionare un treppiedi con
fotocamera e teleobiettivo sufficientemente
lontano dal nido, inquadrare l'entrata con
messa a fuoco fissa attivare il telecomando
e allontanarsi a distanza di sicurezza; a
questo punto sarà sufficiente scattare col
telecomando quando gli adulti arrivano con
l'imbeccata per ottenere le classiche foto
delle upupe in volo. La fotografia remota in
questo caso non solo consente di minimizzare
il disturbo ma, poiché si tratta di foto
d'azione, che richiedono prontezza, consente
al fotografo di osservare con molto anticipo
l'arrivo di un adulto e di essere molto più
reattivo nello scatto grazie al telecomando.
Foto di Upupa al nido (in un
giardino privato) ottenuta con
la tecnica della fotografia
remota
8) Depotenziare
i flashes/silenziare la fotocamera
Anche quando il
fotografo rimane a distanza dal nido, spesso
si posizionano delle attrezzature nei pressi
del nido e la presenza di queste
attrezzature può disturbare i soggetti;
oltre che abituare preventivamente i
soggetti alla presenza di attrezzature nei
pressi del nido, come già spiegato al punto
4, è importante ridurre anche l’effetto di
disturbo delle attrezzature stesse nei
pressi dei nidi:
-Silenziare la
fotocamera, soprattutto se vicina al nido;
se si usano delle moderne Mirroreless è
possibile attivare lo scatto completamente
silenzioso; se si usano delle Reflex è
possibile ridurre il rumore di scatto
utilizzando la fotocamera in modalità Live
view e scatto silenzioso e/o chiudendo la
fotocamera in box ermetico, dove si inserirà
anche della spugna fonoassorbente.
-Nel caso si usino
dei flash (ad esempio nelle foto di rapaci
notturni in volo), ridurne la potenza
e non puntarli mai in luce diretta
verso il soggetto, ma sempre lateralmente (a
45°), questo vale sia negli scatti diurni che in quelli
notturni.
-Mimetizzare il più
possibile le attrezzature è di grande aiuto,
sia usando teli mimetici e reti mimetiche o
nastro mimetico sia usando la vegetazione
stessa; evitare di posizionare accessori,
treppiedi e altre attrezzature con colori
innaturali o troppo vivaci.
9) Attenzione al
meteo e ai predatori
Per gli stessi
motivi già citati in precedenza è importante
evitare attività nei pressi dei nidi in
condizioni di cattivo meteo (vento, freddo,
pioggia), l'allontanamento temporaneo dei
genitori in queste situazioni potrebbe
provocare la morte degli embrioni delle uova
o la morte dei pulli per ipotermia.
Non creare percorsi
che portano direttamente al nido, questo
faciliterebbe i predatori permettendogli di
individuare il nido quindi evitare di
schiacciare l'erba, tagliare rami e fogliame
intorno al nido.
Non tagliare o
spostare vegetazione o altri elementi nelle
vicinanze del nido, questo potrebbe
indispettire gli adulti e soprattutto
facilitare l’attività di eventuali
predatori.
Sembra scontato ma
è bene chiarirlo: mai maneggiare le uova o i
pulli! I rischi di provocare dei danni o di
ferire gli animali è molto elevato e la
manipolazione richiede cura e tecniche
particolari oltre che essere inutile ai fini
fotografici. Allo stesso modo è
assolutamente vietato toccare o spostare i
nidi o elementi intorno ad essi come rami e
vegetazione che non solo potrebbe
insospettire molto gli adulti ma potrebbe
facilitare l’attività di predatori.
Non è sempre
necessario appostarsi per forza vicino al
nido; molto spesso per ridurre al minimo il
disturbo si può sfruttare un tipico
comportamento di quasi tutte le specie di
Uccelli cioè la loro abitudine di arrivare
al nido con l’imbeccata passando da una
serie di posatoi intermedi che solitamente
sono sempre gli stessi. Studiare le
abitudini dei genitori osservandoli a debita
distanza con un binocolo è molto utile per
individuare i posatoi intermedi. In alcuni
casi è possibile posizionare appositamente
un posatoio artificiale non troppo vicino al
nido ma nell’area frequentata dagli adulti.
Inoltre in questi posatoi si può scattare
con tecniche di fotografia remota e ridurre
a
11) Problema
della prima
riproduzione
L' attività
fotografica nei pressi del nido se la coppia
è alla prima esperienza riproduttiva è
assolutamente da evitare, questo
vale principalmente per i non-passeriformi.
Infatti, molte specie di non-passeriformi
come ad esempio i rapaci diurni o notturni,
spesso, alla prima riproduzione (coppia
giovane e/o neo-formata) fanno errori dovuti
a inesperienza e spesso falliscono o
riescono ad involare solo un pullo; rischiare di interferire
anche con un disturbo minimo potrebbe avere
effetti molto negativi. Nei nidi
artificiali, che vengono costantemente
monitorati, è bene evitare dunque attività
fotografiche il primo anno che il nido viene
occupato; in un nido naturale appena
scoperto a volte non è possibile sapere se
la coppia è alla prima esperienza
riproduttiva (se non si era già monitorato
quel sito negli anni precedenti) e dunque,
per il principio di precauzione, è bene
evitare attività fotografiche anche a
bassissimo impatto per quella stagione ed
aspettare la successiva, così da avere tempo
e modo di posizionare elementi del set
fotografico durante l’inverno quando non si
crea disturbo alla coppia.
12) Specie
sensibili e particolarmente protette
In ogni caso alcune
specie animali non vanno mai fotografate nei
pressi dei nidi o delle tane in ambienti
naturali e non antropizzati perché si
allarmano molto facilmente anche a grande
distanza, questo è il caso di specie
particolarmente sensibili e protette come:
Aquila reale, Astore, Aquila del Bonelli,
Capovaccaio, Gipeto, Falco pellegrino,
Lanario, Falco della Regina, Gufo reale e
tra i mammiferi Lupo e Orso e colonie
riproduttive di Chirotteri. Questo non vuol
dire che non si possano fare foto di Aquile
o di Falchi pellegrini nei pressi del nido,
c’è sempre la possibilità di sfruttare
nidificazioni in ambienti antropizzati dove
i soggetti sono molto più abituati alla
presenza umana (sono noti anche in Italia
nidi di Aquila reale vicino a strade molto
trafficate o nidi di Gufo reale vicino alle
case o nidi di Falco pellegrino in città).
Sono da evitare anche le foto presso colonie
riproduttive, dove anche il minimo rischio
di disturbo può provocare un danno molto
maggiore, essendo coinvolte molte coppie e
molti nidi.
Gli animali in
ibernazione, ad esempio Gliridi o Chirotteri, non vanno
mai disturbati, come espressamente indicato da diverse
leggi nazionali e regionali. Un risveglio forzato
durante il letargo/ibernazione, infatti, causa un
consumo anticipato delle riserve lipidiche che gli
animai hanno accumulato per superare l’inverno; il
disturbo può quindi risvegliare i soggetti e non è detto
che essi poi riescano a ritrovare un buon punto per
svernare e in questo caso i soggetti disturbati
potrebbero anche morire per debilitazione.
I Mammiferi sono sempre
molto più sensibili al disturbo rispetto agli Uccelli;
attività di ogni genere nei pressi delle tane di alcune
specie come tasso, istrice, volpe, lupo arrecano enorme
disturbo e portano come conseguenza all’abbandono
immediato del sito; e anche tecniche solitamente poco
invasive come il fototrappolaggio sono sconsigliate
in queste situazioni a meno che non si tratti di tane in
ambienti antropizzati dove gli animali sono
perfettamente abituati alle attività umane nella
vicinanza delle loro tane o rifugi.
Spesso è possibile
incontrare, sia di giorno che, soprattutto, di notte,
adulti con cuccioli, questo può capitare con il Lupo, la
Volpe, gli Ungulati, ma anche con i Mustelidi, i Lagomorfi etc; in queste situazioni tentare di
avvicinarsi ai cuccioli è sempre da evitare, si potrebbe
infatti creare un eccessivo stress ai soggetti, si
potrebbe provocare anche una reazione di aggressività da
parte degli adulti, o si può provocare la fuga dei
cuccioli che, essendo molto meno esperti, potrebbero
incorrere in dei problemi soprattutto se ci sono strade
o abitazioni nelle vicinanze (rimanere impigliati,
cadere, rimanere coinvolti in incidenti sulla strada,
etc).
Il disturbo alle colonie
riproduttive di chirotteri può avere effetti estremamente gravi. Tutte
le specie di Chirotteri sono particolarmente protette in
Italia dunque si può incorrere nella violazione delle
leggi sul disturbo. A differenza degli uccelli, nei
pipistrelli le mamme tengono i cuccioli aggrappati
all'addome e in caso di eccessivo stress dovuto a
disturbo il cucciolo può sganciarsi con relative
conseguenze che possono essere anche molto gravi.
Fotografare le colonie riproduttive va quindi
assolutamente evitato. In linea generale il periodo
più delicato è il mese di Giugno per molte specie di
chirotteri, ma dipende dalla specie, dall'altitudine e
altri fattori, è dunque consigliabile evitare la
fotografia ai chirotteri in grotte o casolari durante
questo periodo.
Avere tutti i
permessi necessari, sia in caso di grotte
all’interno di aree protette sia in caso di
grotte/rifugi in terreni privati.
Foto all’interno
dei rifugi/grotte:
-Evitare di entrare
nelle grotte o rifugi in periodi sensibili
(ibernazione e periodo riproduttivo)
-Saper leggere i
comportamenti: capire quando si stanno
stressando i soggetti (i chirotteri sotto
stress muovono rapidamente la testa, si
ruotano su se stessi, flettono le zampe) e
in questi casi abbandonare subito il posto e
smettere di fotografare e abbagliare i
soggetti.
-Rimanere nel
massimo silenzio e non muoversi troppo,
evitare movimenti bruschi
-Usare torce a
bassa potenza
Foto all’uscita dei
rifugi:
-Evitare periodi
sensibili (periodo riproduttivo nelle
nursery)
-Anche la presenza
di attrezzature (treppiedi, supporti, flash
etc) nelle immediate vicinanze dell'uscita
soprattutto se questa è unica, può
rappresentare un ostacolo per i pipistrelli
e provocare un forte stress.
-Abituare
gratualmente i soggetti alla presenza di
elementi estranei che costituiscono il set
fotografico all'uscita del rifugio; iniziare
a portare alcuni elementi (o loro
simulazioni) nelle settimane precedenti o
nei periodi in cui il rifugio non è
utilizzato.
-Montare il set
fotografico in tempi molto rapidi e senza
fare rumore
-Non restringere
in nessun modo gli accessi/uscite dei rifugi
-Evitare attività
fotografica interna o esterna ai rifugi ove
siano presenti colonie numerose soprattutto
se di specie poco comuni e di particolare
valore conservazionistico
-Evitare di
fotografare frequentemente (max 1 volta a
settimana)
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