Dopo la
fotografia vagante, l’appostamento è la tecnica in
assoluto più utilizzata nella fotografia naturalistica
per fotografare gli animali. Nascondersi ai loro sensi
consente infatti di facilitare l’avvicinamento fino a
tiro di teleobiettivo.
Anche quando si sta semplicemente
camminando è importante non farsi notare o farsi notare
il meno possibile, bisogna entrare in sintonia con
l’ambiente e fondersi con esso. Come già spiegato a
proposito della fotografia vagante a piedi, è bene
muoversi lentamente, tenendo tutti i sensi ben attivi,
soprattutto la vista e l’udito, e fare brevi pause per
concentrarsi a osservare (anche con binocolo!) ed
ascoltare. Osservare col binocolo ciò che abbiamo
davanti prima di continuare il cammino è molto utile;
pensate per esempio a quante volte vi è capitato,
camminando, di far fuggire un animale che era davanti a
voi ma non l’avevate notato. Sempre a proposito della
vista e dell’osservazione è importante muoversi
lentamente per avere il tempo di guardare non solo ciò
che è davanti a noi, a breve (ostacoli), media e lunga
distanza (soggetti interessanti), ma bisogna puntare
anche lo sguardo verso il basso e verso l’alto;
ovviamente questo dipende da cosa stiamo cercando;
guardare a terra, ad esempio, è fondamentale perché può
permettere di individuare piante o insetti o altri
soggetti interessanti per la fotografia macro, ma anche
se non vi interessa la fotografia macro, guardare a
terra consente di trovare tracce e segni di presenza
degli animali (fatte, impronte, borre etc.). Dunque si
cammina a tappe, alternando pause di
osservazione/ascolto alla camminata per qualche decina
di metri. Quando si cammina bisogna cercare di essere il
più silenziosi possibile e per questo è importante
poggiare i piedi in modo corretto, senza strisciare o
senza sollevarli eccessivamente, se possibile evitare di
passare sopra rami secchi che spezzandosi possano
provocare rumore. Camminando bisogna cercare di stare
sempre nei punti meno visibili, spostandosi sfruttando
la vegetazione se è possibile; è da evitare di camminare
completamente allo scoperto quando possibile per esempio
se si è in montagna o collina sarebbe da evitare di
camminare sul crinale ma meglio procedere a mezza costa,
così da evitare che la nostra sagoma si stagli contro il
cielo facendoci subito individuare da lontano; se c’è
vento o anche solo una delicata brezza è sempre
preferibile muoversi in direzione contraria quindi
controvento, questo renderà più difficile ai Mammiferi
di poterci individuare a olfatto (gli Uccelli invece non
hanno un olfatto ben sviluppato); se si arriva a una
radura da una posizione nascosta per esempio da dentro
il bosco o ci si affaccia a un campo da un punto alto e
nascosto bisogna evitare di uscire all’improvviso ma
affacciarsi lentamente e osservare con attenzione per
scovare eventualmente animali che non ci hanno ancora
individuato.
Quando si scorge un soggetto e si
tenta di avvicinarsi bisogna osservare il suo
comportamento ed adattarsi a esso; se il soggetto è
intento a fare qualcosa, per esempio ad alimentarsi, e
non ci ha visti ancora, continuerà nella sua attività;
ma, man mano che ci avviciniamo, potrebbe accorgersi di
noi e allarmarsi, in questo caso smetterà di fare ciò
che stava facendo; se succede questo dovremo
immediatamente immobilizzarci e aspettare che il
soggetto, se non scappa, torni nella sua attività; solo
a quel punto potremo fare qualche altro piccolo passo
per avvicinarci ulteriormente.
L’abbigliamento è importante
ovviamente; un abbigliamento mimetico è sicuramente la
scelta migliore; in ogni caso bisogna evitare colori
troppo sgargianti. Soprattutto bisogna coprirci
completamente, quindi non solo pantaloni e giacca ma
anche le braccia, la faccia, la testa le mani e i
piedi; coprire la faccia è molto importante perché è uno
degli elementi che viene immediatamente identificato
dagli animali.
Sono poi assolutamente da evitare
oggetti esterni che possano provocare riflessi, anche
una semplice bottiglia d’acqua ad esempio. La
mimetizzazione visiva è però solo una parte; gli animali
possono individuarci utilizzando almeno altri due sensi
e cioè l’udito e l’olfatto. Questo vale sia quando ci
muoveremo a piedi che quando saremo nascosti in un
appostamento. Oltre alla mimetizzazione visiva dunque
bisognerà utilizzare anche una mimetizzazione acustica
ed una mimetizzazione olfattiva. Ovviamente quando si
cammina è più facile fare rumore quindi bisogna evitare
di avere addosso oggetti che possano provocare rumori
basti pensare a tutto ciò che può essere appeso fuori
dallo zaino, ma anche un mazzo di chiavi che “balla”
dentro una tasca può fare rumore. Infine bisognerà di
“profumare” troppo, questo vale soprattutto per i
Mammiferi dunque meglio non usare profumi, dopobarba
etc. Basti sapere che i cacciatori con l’arco, per
raggiungere la massima efficienza nel mimetismo
olfattivo tengono per 24-48 ore il loro abbigliamento
esterno (giacca, pantaloni, scarpe, cappello)
all’interno di sacchi o di una cassa ripiena con foglie
e humus del sottobosco.
Inoltre quello che viene
individuato immediatamente da un animale, con la vista,
è il movimento; gli animali infatti percepiscono prima
il movimento, poi la sagoma ed infine eventualmente i
colori; per questo sarà necessario essere più immobili
possibile quando si è appostati. Il movimento del
teleobiettivo per esempio è uno dei fattori che più
spesso spaventa gli animali anche se siamo mimetizzati
molto bene.
In tutti i capanni sono necessari
almeno due elementi, una feritoia per potere guardare
all’esterno e una sezione in corrispondenza
dell’obiettivo per poter scattare.
Feritoie: è importante che siano
ampie per dare maggiore possibilità di visione non solo
verso il punto dove si scatta ma anche lateralmente,
così da poter vedere in anticipo, per esempio, l’arrivo
di un soggetto. È importante anche che siano coperte
cioè che gli animali dall’esterno non vedano la nostra
presenza; generalmente per questo scopo si usa della
rete a maglie molto sottili (tipo frangivento) che
consente al fotografo di guardare fuori ma gli animali
da fuori non vedranno attraverso la rete, soprattutto
se dentro il capanno è abbastanza buio. Altra soluzione
adottata nei capanni fissi è quella di utilizzare dei
vetri “a specchio” che permettono una buona visione
dall’interno verso l’esterno e che impediscono agli
animali dall’esterno di poter vedere dentro il capanno
proprio perché all’esterno il vetro ha un effetto “a
specchio”; questa soluzione consente una visione molto
migliore ma è più costosa e adatta, appunto, solo a
capanni fissi.
Sezione per obiettivo: ci sono due
modi principali per scattare dall’interno di un capanno.
Il modo classico è attraverso un foro, da cu i far
passare l’obiettivo (attenzione, fate uscire solo una
piccola parte dell’obiettivo così da minimizzare la
possibilità di spaventare i soggetti quando lo muovete);
il secondo metodo, meno utilizzato ma sotto certi punti
di vista più utile per animali molto sospettosi è l’uso
dei “vetri a specchio”; questi vetri tolgono 1-2 stop di
luce e possono dare delle dominanti azzurrine o verdi
alle foto quindi non sono sempre apprezzati dai
fotografi ma hanno il grande vantaggio di non
insospettire per niente i soggetti, anche i più
diffidenti (come lupi, rapaci diurni etc) questo grazie
al fatto che l’obiettivo rimane dentro il capanno e
dunque anche muovendolo gli animali non percepiranno
alcun movimento e inoltre il vetro consente di rendere
quasi insonorizzato il capanno (se è ben costruito
ovviamente) e di non far passare odori all’esterno
(sempre che il capanno sia ben costruito anche in questo
caso). Come per i vetri da feritoia anche l’uso dei
vetri per scattare è possibile solo su capanni fissi.
Anche le reti mimetiche andrebbero
modificate per migliorarne l’uso; guardare attraverso la
rete mimetica è molto scomodo e si rischia di non vedere
bene i soggetti, sarebbe dunque utile tagliare una sorta
di finestra e cucirvi della rete frangivento in
corrispondenza della porzione di rete che avremo davanti
agli occhi. Allo stesso modo è comodo aprire un buco
sulla rete per far passare l’obiettivo.
Quando si è appostati si sta seduti
e dunque sia negli appostamenti temporanei che nei
capanni mobili è importante avere una sedia o uno
sgabello facilmente trasportabili; anche nel capanno
fisso si sta seduti ma in questo caso sedie o sgabelli
non dovremo portarceli dietro, rimarranno fissi dentro
al capanno. Sul mercato esistono diversi modelli di
sedie e sgabelli e come per i capanni anche in questo
caso la comodità, in genere, è inversamente
proporzionale alla trasportabilità: una sedia molto
comoda, spaziosa, robusta, anche da chiusa risulterà
ingombrante e pesante mentre un piccolo sgabello
richiudibile (per esempio gli sgabelli a tre piedi
comunemente usati) è piccolo e leggero da trasportare ma
più scomodo. La scelta dipenderà dal tipo di
appostamento: per appostamenti brevi, in unione a un
piccolo capanno sarà comodo usare anche uno sgabello
leggero e di ridotte dimensioni mentre per appostamenti
lunghi, in abbinamento ad un capanno più grande e comodo
è utile abbinare una buona sedia pieghevole comoda anche
se più pesante e ingombrante da trasportare.
Capire
come posizionare il capanno in funzione della luce, del
punto dove vedremo gli animali e dello sfondo è un
passaggio di grande importanza per ottenere delle belle
foto naturalistiche. Dunque per prima cosa dobbiamo
analizzare la traiettoria del sole e per questo potremo
aiutarci con una bussola o con delle apposite app per lo
smartphone, ricordandoci che l’inclinazione dei raggi
solari è minore in inverno e maggiore in estate. In
linea generale la luce ideale dovrà provenire dalle
spalle del capanno. La luce che avremo cambierà tra
mattina e pomeriggio e dunque se il capanno è
posizionato per avere una buona luce al mattino (quindi
con le feritoie orientate a ovest), nel pomeriggio si
avrà il controluce e viceversa.
La
distanza (A) tra il punto in cui dovrebbe arrivare o
passare il soggetto (posatoio, attrattivi alimentari,
punto d’acqua etc) e il capanno sarà proporzionale alla
lunghezza focale che avremo a disposizione (per esempio
questa distanza sarà dimezzata se usiamo un 600 mm
invece che un 300 mm) ma sarà anche proporzionale alla
dimensione dei soggetti (un ungulato può essere
fotografato a distanze maggiori di un rapace che a sua
volta potrà essere fotografato a distanze superiori
rispetto ai piccoli Passeriformi).
Infine
lo sfondo va tenuto in grande considerazione. In genere
gli sfondi naturali sono rappresentati dalla
vegetazione, per esempio alberi, siepi, cespugli, erba.
In particolare bisogna porre la massima attenzione alla
distanza (B) tra il punto in cui arriveranno o
passeranno i soggetti e lo sfondo stesso; tale distanza,
ai fini di avere uno sfondo perfettamente sfuocato e
uniforme, sarà a sua volta proporzionale alla lunghezza
focale e al diaframma che stiamo utilizzando. In linea
generale, tanto maggiore sarà questa distanza tanto
migliore sarà la sfocatura che otterremo nello sfondo;
la sfocatura, in sintesi, sarà maggiore per lunghezze
focali maggiori e diaframmi più aperti. Dunque nella
progettazione di un set fotografico con un capanno è
fondamentale portare con se la fotocamera e l’obiettivo
che si utilizzerà e fare delle prove per capire e
calcolare bene le distanze. Poniamo per esempio di avere
una distanza di 3 metri tra il soggetto e lo sfondo
rappresentato da una siepe; se scatteremo con un 400 mm
e con diaframma F5,6 probabilmente lo sfondo non verrà
completamente sfuocato rendendo le foto meno piacevoli;
per ottenere una sfocatura totale dello sfondo dovremo
scattare a diaframmi più aperti (obiettivi più costosi e
rischio di non avere sufficiente profondità di campo)
oppure a distanze maggiori, quindi con più mm (obiettivi
più costosi) oppure fare in modo che la distanza B tra
soggetto e sfondo sia maggiore, per esempio il doppio (6
metri).
Si usa quando si deve esplorare una
zona e/o quando non sia ha un punto preciso dove trovare
gli animali; lo si abbina ad esempio alla fotografia
vagante a piedi o in auto. Spesso si usa l’appostamento
semplice abbinato a richiami acustici e/o posatoi,
naturali o collocati appositamente.
Si chiama appostamento semplice
perché solitamente dura poco (al massimo un’oretta) e
non si fa uso di veri e propri capanni, ma ci si basa
solo sull’abbigliamento mimetico che si ha addosso o una
semplice rete mimetica.
Oggi il mercato offre prodotti per
ogni gusto, per ogni stagione e per ogni ambiente; la
mimetizzazione che preferisco è quella naturale (quindi
non il mimetico militare); questo tipo di mimetizzazione
imita il fogliame del bosco o le canne di un canneto ma
esiste anche una variante specifica per la neve. Molto
efficace è anche la mimetizzazione “3D” tipica delle
Ghillie Suites (di cui esiste anche una variante per la
neve); normalmente non amo andare in giro vestito con
una Ghillie Suite, ma questo tipo di mimetismo è
estremamente efficace e per questo preferisco usare un
Poncho 3D che può essere utilizzato sia come Ghillie
Suite da portare addosso, sia come rete mimetica.
Anche per le reti mimetiche esiste
una vasta scelta, sia per quanto riguarda il colore che
il materiale. Preferisco reti mimetiche morbide, che
quindi sono più leggere e facili da trasportare
richiudendosi in poco spazio.
Come per l’abbigliamento mimetico
così per le reti, sarebbe bene averne di diverse
tipologie in base all’ambiente dove si andrà a scattare;
generalmente tengo sia abbigliamento mimetico con
mimetizzazione naturale adatta per il bosco (disegno a
foglie/tronchi/cortecce) sia abbigliamento mimetico con
mimetizzazione adatta per campi aperti, canneti dunque
con colorazione più chiara ma anche dell’abbigliamento
più specifico per le condizioni di neve.
Come si è già detto
nell’abbigliamento mimetico bisogna coprire ogni parte
del corpo, dunque oltre a giacca e pantaloni saranno
utili altri accessori:
-I Guanti: oltre che mimetizzare le
mani possono essere utili d’inverno per proteggerci dal
freddo e dall’umidità. Devono essere comodi e fornire
una certa sensibilità alle dita per poter utilizzare
comodamente le attrezzature fotografiche. Se sono
mimetici è molto meglio. Sarà bene avere un buon paio di
guanti mimetici imbottiti per l’inverno e anche dei
guanti mimetici leggeri e traspiranti per il periodo
caldo.
-Sciarpa: come per i guanti la
sciarpa oltre che mimetizzare il viso è comoda anche per
proteggerci dal freddo, sarà dunque utile avere due
sciarpe, una più calda per l’inverno e una “a rete” per
il periodo caldo. La sciarpa a rete può essere
utilizzata anche d’inverno, in abbinamento alla sciarpa
più pesante, per coprire solo la parte degli occhi
poiché, grazie alla sua struttura a rete, consentirà di
vedere all’esterno. In alternativa alla sciarpa si
possono usare dei passamontagna per mimetizzare il viso.
-Cappelli e berretti: un altro capo
di abbigliamento molto utile sia in inverno che in
estate. Oltre che mimetizzare la testa il cappello serve
anche a proteggerci dal freddo o dal caldo durante
l’estate. Anche in questo caso sarà utile avere un
berretto per l’inverno, più caldo e magari con copertura
anche delle orecchie e un cappello estivo più leggero,
possibilmente di quelli con retina antizanzara
incorporata. Il berretto può essere utilizzato anche in
abbinamento al passamontagna.
Infine, ma non per questo meno
importante, è necessario mimetizzare anche
l’attrezzatura, soprattutto il treppiedi (o monopiedi) e
il teleobiettivo; questo è importante sia nella
fotografia vagante a piedi perché saremo completamente
allo scoperto sia negli appostamenti semplici
soprattutto se non ci copriamo con una rete mimetica;
anche quando utilizziamo una rete mimetica comunque è da
considerare che parte del treppiedi può rimanere
scoperta e anche una parte dell’obiettivo fuoriuscirà
dalla rete.
Per capanno mobile si intende un
nascondiglio mimetico che può essere richiuso e quindi
trasportato facilmente. È uno dei nascondigli più
utilizzato dai fotografi naturalisti e ne esistono
decine di modelli diversi, sia per dimensioni che per
qualità o tecnologie. Alcuni modelli più evoluti hanno
sistemi per un’apertura rapida (anche se bisogna
allenarsi un po’ per imparare a chiuderli); tutti i
capanni mobili sono mimetici, alcuni anche con
mimetizzazione a rete fogliata 3D molto efficace. Come
scegliere il modello più adatto? Non esiste una risposta
semplice a questa domanda, molto spesso la scelta sarà
soggettiva, ognuno valuterà in funzione delle proprie
esigenze qual è il modello migliore, anche in base alla
cifra che vi si vuole investire. Alcuni dei parametri
più importanti da valutare nella scelta sono:
-Peso e trasportabilità
-Mimetizzazione
-Comodità
-Tenuta alle intemperie
-Facilità/rapidità di montaggio
Purtroppo non esiste un capanno
mobile “ideale” che possa raccogliere insieme tutte
queste caratteristiche, anche perché i parametri
sopraelencati sono in contrasto gli uni con gli altri;
per esempio: un capanno comodo quindi piuttosto grande
dove si riesca anche a sgranchirsi o alzarsi
inevitabilmente, da chiuso, non sarà piccolo e leggero
e dunque risulterà meno trasportabile rispetto ad un
capanno più piccolo e quindi meno comodo; allo stesso
modo anche la mimetizzazione è inversamente
proporzionale alla comodità perché un capanno molto
piccolo e quindi più scomodo sarà anche più facile da
nascondere tra la vegetazione rispetto a un capanno di
dimensione maggiore e quindi più comodo; la resistenza
alle intemperie è inversamente collegata alla
trasportabilità perché un buon capanno robusto e coperto
da un buon telo mimetico impermeabile di buona qualità
sarà più pesante e meno trasportabile da chiuso; infine
la facilità e rapidità di montaggio è anch’essa
inversamente proporzionale alla trasportabilità, questo
perché i capanni con tecnologia “ad apertura rapida”
hanno una struttura da chiusi più ingombrante e sono
fatti con acciaio armonico che è più pesante rispetto a
una struttura, per esempio, in alluminio.
L’ideale, ed è la scelta che ho
fatto io, è di avere due capanni mobili, uno più piccolo
leggero e trasportabile da utilizzare solo per
appostamenti non troppo lunghi (per es dalle 2 alle 4
ore massimo) e in buone condizioni meteo, l’altro, più
grande, anche se più scomodo da trasportare, da
utilizzare per appostamenti molto più lunghi (per es
tutta la giornata) e/o in condizioni meteo non ideali
(freddo/pioggia/vento etc).
Sebbene i capanni mobili siano
tutti mimetici, il solo mimetismo non è sufficiente; se
avete individuato, per esempio, un bel campo frequentato
da ungulati o se avete posizionato un posatoio in un
campo e questo inizia a essere utilizzato da un gheppio,
e qualche giorno dopo andate a posizionarvi col vostro
bel capanno mobile nel bel mezzo del campo,
probabilmente non farete nemmeno uno scatto! Gli
ungulati così come il gheppio si vedrebbero comparire
all’improvviso un elemento in bella vista e neanche
piccolo, come il vostro capanno, nel bel mezzo del campo
e probabilmente non si avvicineranno più; se il capanno
fosse fisso si abituerebbero nel giro di qualche giorno
e nei giorni successivi potreste fare belle foto ma non
sempre è possibile montare capanni o nascondigli fissi.
Quando si usa il capanno mobile, dunque, è importante
cercare di nasconderlo e mimetizzarlo il più possibile,
per esempio sfruttando la vegetazione intorno come
alberi, siepi, boschetti a bordo campo; è importante
nascondere il più possibile il capanno e per questo i
capanni piccoli sono più facilmente mimetizzabili;
l’importante è non piazzare il capanno in bella vista,
soprattutto se di grandi dimensioni.
Un capanno fisso temporaneo è un
nascondiglio costruito sul posto e che vi rimane, ma a
differenza dei capanni fissi veri e propri che
descriveremo dopo, il capanno fisso temporaneo è di
piccole dimensioni e costruito con materiali economici o
di recupero. I capanni fissi in genere hanno il
vantaggio di essere più efficaci in quanto gli animali
entro pochi giorni si abituano alla loro presenza; ma
non sempre conviene costruire un vero e proprio capanno
in legno sia perché richiederebbe più lavoro e più spesa
(si pensi a situazioni in cui abbiamo diverse location
dove scattare e dunque dovremmo costruire numerosi
capanni) sia perché non sempre si ha modo di chiedere i
permessi. In questi casi ci si può limitare a costruire
solo dei piccoli nascondigli con materiale trovato sul
posto o comunque con materiale economico o di recupero.
Facciamo un esempio: abbiamo
individuato sulla sponda di un fiume la presenza del
Martin pescatore e abbiamo trovato un buon punto per
posizionare un posatoio dominante sull’acqua; le opzioni
sono due: o utilizzare una capanno mobile tutte le volte
che ci recheremo sul posto a fotografare il Martin
pescatore ma col rischio di spaventarlo tutte le volte,
oppure si può costruire un piccolo nascondiglio fisso, a
cui il Martino si abituerà facilmente; io in genere, ove
possibile, preferisco questa seconda soluzione.
Il nascondiglio può essere
costruito in vari modi; non è necessario che sia grande,
solitamente basta solo un posto o al massimo a due
posti. È preferibile utilizzare materiali economici o di
recupero soprattutto se non si è in una proprietà
privata e c’è il rischio che possa essere vandalizzato.
A volte basta solo costruire, un semplice nascondiglio
con dei rami trovati sul posto legati con cordino o fil
di ferro e ricoprirlo con della semplice rete
ombreggiante o con un economico telo impermeabile.
I capanni fissi veri e propri sono
generalmente costruiti in legno e possono essere anche
piuttosto grandi, per esempio 2-2,5 metri x 1-1,5 metri
di larghezza. Generalmente si costruiscono in proprietà
private o dove si hanno i necessari permessi. Se avete
un bel giardino dove riuscite ad attirare con le
mangiatoie un certo numero di specie, per esempio, può
essere comodo costruirsi un capanno fisso per
fotografare in modo comodo e non spaventare i soggetti.
Come già detto nella sezione
dedicata alla fotografia vagante, l’auto può essere un
ottimo capanno “mobile”, sebbene un po’ scomoda ha il
vantaggio di spaventare meno i soggetti perché ormai
tutti gli animali che vivono in zone antropizzate sono
abituati alle auto. I dettagli sull’uso dell’auto come
capanno sono già stati dati
nell’apposito
paragrafo
precedente.
In alcune situazioni, per avere una
migliore composizione fotografica, sarà necessario usare
dei capanni particolari. Come ormai saprete la corretta
composizione in una foto è fondamentale per ottenere
scatti particolarmente belli, per esempio sono da
evitare le foto a soggetti ripresi troppo dal basso o
troppo dall’alto e l’ideale sarebbe avere i soggetti
sulla stessa linea dell’obiettivo. Quando si scatta a
soggetti che stanno a livello del suolo o dell’acqua
dunque è importante cercare di stare al loro stesso
livello, per questo motivo si usano i capanni
galleggianti o i capanni seminterrati.
-Capanni galleggianti: ne esistono
anche modelli commerciali ma possono essere anche
costruiti in casa; si utilizzano per fotografare,
ovviamente, fauna acquatica, soprattutto uccelli e
consentono di avere un’inquadratura a livello dell’acqua
col vantaggio di potersi anche avvicinare di più alle
zone frequentate dai soggetti all’interno dello specchio
d’acqua.
-Capanni bassi o seminterrati:
anche in questo caso si usano per avere un’inquadratura
allo stesso livello di soggetti che stanno a terra. Si
pensi ad esempio alla fotografia presso un punto d’acqua
come uno stagno o la sponda di un ruscello oppure nella
fotografia di Limicoli. Se si usa un capanno mobile
esistono dei modelli che consentono di stare stirati
completamente a terra a pancia in giù oppure se si parla
di un capanno fisso è più comodo costruirlo scavando una
buca sul terreno (seminterrato) lasciando quindi le
feritoie all’altezza del suolo.
Sia quando si posiziona un capanno
mobile sia quando si accede ad un nascondiglio o capanno
fisso, sarà spesso necessario farlo in momenti giusti.
Se le specie target sono Uccelli passeriformi non è un
problema ma con alcune altre specie di Uccelli come
certi rapaci diurni e con alcune specie di Mammiferi
bisognerà porre particolare attenzione al momento in cui
si monta il capanno mobile o in cui si accede al
capanno/nascondiglio fisso.
Se, per esempio, abbiamo trovato un
campo da cui passano dei lupi al mattino presto o se
abbiamo apprestato un set in cui siamo riusciti ad
attirare un rapace diurno come un’Aquila reale, siamo in
presenza di specie molto sospettose e se la nostra
presenza fosse evidente questi soggetti non si farebbero
vedere. In questi casi è dunque fondamentale
posizionare il capanno mobile o entrare nel capanno
fisso la mattina presto quando è ancora buio così da non
allarmare in nessun modo i soggetti. Anche il
posizionamento del capanno è importante: i Mammiferi per
esempio sono attivi quasi tutti durante la notte, per
correre un campo in bella vista anche se di notte li
spaventerebbe sicuramente, dunque la soluzione migliore
è, come si è tra l’altro già detto, posizionare il
capanno in modo da sfruttare elementi ambientali come
boschetti, alberi e siepi ma è altrettanto importante
fare in modo che per accedere al capanno o per arrivare
nel punto in cui si vuole posizionare il capanno mobile
non si rimanga troppo in vista quindi anche in questo
caso è utile sfruttare gli elementi ambientali come le
siepi ai bordi del campo per arrivare nel punto
prescelto senza farsi vedere e nel modo più silenzioso
possibile.
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