Come si è già detto le situazioni
meno rischiose per fotografare nelle vicinanze di un
sito riproduttivo sono gli ambienti urbani e
antropizzati dove i soggetti sono perfettamente abituati
alla presenza di persone. Ma un altro modo per creare
artificialmente delle situazioni sfruttando la
nidificazione è quello dei nidi artificiali. I nidi
artificiali offrono diversi vantaggi, sia dal punto di
vista fotografico, sia dal punto di vista del rischio di
disturbo, rispetto alle nidificazioni naturali; possiamo
infatti decidere noi dove e come posizionare il nido in
funzione della luce e dello sfondo per esempio, ma anche
ad una altezza adatta per avere una buona composizione
fotografica, e possiamo già installare insieme ai nidi
artificiali anche dei set fotografici, o finti set o
capanni, per abituare sin dall’inizio i soggetti e
dunque senza il rischio di creare stress e disturbo.
Esistono diversi modelli di nidi
artificiali adatti a diverse specie di Uccelli e per la
loro costruzione si rimanda
agli appositi
libri sui nidi artificiali;
inoltre, se non avete tempo o possibilità, i nidi
artificiali possono anche essere
acquistati già pronti.
Giusto per fare una breve lista,
ecco solo alcune delle specie che possono utilizzare i
nidi artificiali
Fotografare vicino ai
nidi può creare disturbo ai soggetti col rischio di
abbandono della nidiata per questo si deve fare molta
attenzione e si può incorrere anche in sanzioni perché
il disturbo ai nidi è punito da diverse leggi. Per
maggiori approfondimenti si veda
l'apposito capitolo
nella sezione sugli aspetti etici e legali della
fotografia naturalistica.
Ecco comunque le regole
di base:
La riproduzione è un momento molto
delicato nella vita degli animali, un
disturbo in questa fase potrebbe portare
facilmente all'abbandono del sito
riproduttivo con relative conseguenze
per le uova/nidiacei/cuccioli.
La legislazione nazionale non vieta
esplicitamente di fotografare nei pressi
dei siti riproduttivi (nidi e tane ad
es.), ma ne vieta il disturbo (fanno
eccezione alcune leggi regionali).
Sebbene
non vi sia un esplicito divieto legale
di fotografare presso i siti di
nidificazione si consiglia di evitare
questo tipo di foto in ogni caso,
considerati i rischi potenziali che si
possono presentare (fallimento della
riproduzione/abbandono del sito e
problemi legali).
Se si
opera in modo corretto per annullare
ogni possibilità di disturbo, sarebbe
legalmente possibile fotografare presso
i siti di riproduzione ma si deve sempre
tener presente che i rischi possono
essere elevati, soprattutto il
rischio di far fallire la riproduzione
e anche il rischio di incorrere in
problemi legali qualora si provochi
disturbo.
Perché
non fotografare al nido:
1) Il
rischio di disturbare la riproduzione e
arrecare danni ai soggetti è elevato
2) Il
rischio di disturbare è elevato e il
disturbo è vietato dalla legge italiana
3) Le
foto di soggetti al nido o vicino alla
tana non sono mai interessanti
4) Le
foto di soggetti al nido o vicino alla
tana non sono accettate dalla
maggioranza dei concorsi e community
fotografiche
Operare
in modo corretto vuol dire avere
approfondita conoscenza della biologia
della specie, capire i segnali di stress
e disturbo, sfruttare soggetti abituati
all'uomo (ad esempio in ambienti urbani
o fortemente antropizzati), conoscere i
momenti migliori in cui poter operare,
utilizzare tecniche non invasive (camere
fisse, sistemi automatizzati o a
controllo remoto, attrezzature
pre-installate etc).
Quando si
può fotografare vicino ai siti di
riproduzione:
1)
Ambienti antropizzati con soggetti
abituati
2)
Soggetti a lunga distanza
3)
Situazioni “controllate” (per es. nidi
artificiali appositamente controllati)
con tecniche atte a minimizzare ogni
rischio di disturbo (fotografia remota,
fotografia automatica etc…)
4)
Sfruttare i posatoi intermedi: gli
uccelli spesso quando portano le
imbeccate al nido usano gli stessi
posatoi per avvicinarsi; fotografare
questi posatoi consente di rimanere
distanti dal sito di riproduzione e non
disturbare.
E' bene
ricordare comunque che nella maggioranza
dei casi le foto presso i siti di
nidificazione non risultano gradevoli,
hanno uno scarsissimo valore fotografico
e non vengono accettate dalla
maggioranza dei concorsi fotografici e
community fotografiche.
Alcune
specie particolarmente sensibili,
invece, non vanno MAI fotografate nei
pressi dei siti di riproduzione, è
questo il caso di molte specie di
Mammiferi (Lupo, Orso, Volpe, Mustelidi,
Istrice etc) e di molte specie di rapaci
particolarmente rari e/o protetti (Falco
pellegrino, Lanario, Aquila reale,
Aquila del Bonelli etc).
Come si diceva, i nidi vanno
posizionati sia in funzione delle esigenze specie
specifiche sia in funzione delle nostre esigenze
fotografiche.
Nel posizionamento dei nidi si
deve rispettare l’habitat e le abitudini di ogni specie,
senza dimenticare l’esposizione del nido e le varie
precauzioni anti-predatore. Non si può posizionare per
esempio un nido per civetta dentro un bosco, che non è
un habitat tipico per questa specie, così come è inutile
posizionare un nido per Allocco in pianura.
I nidi vanno posizionati a fine
estate, almeno per alcune specie che iniziano presto il
ciclo riproduttivo come gli Allocchi; per altre specie
si possono posizionare in inverno (per esempio per i
Passeriformi stanziali) e si può arrivare anche a
posizionare nidi fino a Marzo (per i migratori); in
linea generale però, per stare sul sicuro, è sempre
meglio posizionare i nidi prima possibile dunque tra
settembre e ottobre.
Non è detto che una coppia occupi
subito il nido artificiale, a volte può capitare che un
nido venga occupato anche dopo 3-4 anni. L’importante,
come già detto, è posizionare i nidi con larghissimo
anticipo rispetto all’inizio della stagione riproduttiva
per una data specie così da dar tempo ai soggetti di
scoprire la presenza del nido, abituarsi ad esso ed
eventualmente sceglierlo come sito per la nidificazione.
Una regola generale, ma molto
utile, per il posizionamento dei nidi è quella di
scegliere un habitat idoneo alla specie ma privo di siti
di nidificazione utili; se per esempio installiamo una
cassetta nido per Allocco in un bosco dove sappiamo che
la specie è presente, probabilmente non avremo alcun
risultato perché gli Allocchi in quel posto avranno già
il loro nido magari in una cavità naturale di un albero
e difficilmente sceglieranno di usare il nido
artificiale; allo stesso modo è quasi inutile installare
un nido artificiale per civetta in una casolare dove
sappiamo essere presente la specie, perché quasi
sicuramente quelle civette hanno già un loro nido in una
qualche cavità del casolare. Bisogna dunque trovare
degli habitat idonei alle esigenze specie specifiche ma
dove siano assenti siti o cavità idonei. È più facile
per esempio che una coppia di civette occupi un nido
artificiale posizionato su un albero nel bel mezzo della
campagna o che una coppia di allocchi scelga un nido
piazzato in un piccolo boschetto dove non ci sono grandi
alberi che possano già offrire cavità naturali.
A livello fotografico è importante
considerare una serie di fattori quando si installano i
nidi artificiali a scopo fotografico:
-Altezza
L’altezza è molto importante ai
fini di attirare la specie per cui è stato collocato il
nido anche se rispetto a quanto scritto nei testi sui
nidi artificiali spesso anche altezze inferiori
consentono di avere buoni risultati e di facilitare le
attività fotografiche, anche solo per il fatto di
evitare scatti con una composizione troppo dal basso
verso l’alto. Per esempio anche montare un nido per
codirosso o cinciallegra o cinciarella a soli 1,5 metri
di altezza, ma prendendo tutte le precauzioni per
impedire l’accesso ad eventuali predatori, faciliterà
molto le operazioni di scatto e consentirà un’ottima
composizione. Allo stesso modo un nido per allocco o
assiolo può dare ottimi risultati anche se posizionato a
soli 2 metri di altezza, in questo modo è più facile
ottenere buone foto e si riduce e si semplifica il
lavoro di organizzazione dello scatto dunque riducendo
il rischio di disturbo.
-Sfondo
Molto spesso la tipologia
principale di foto che si fanno sfruttando i nidi
artificiali sono le foto degli adulti in volo quando
arrivano al nido con le imbeccate. Bisogna dunque
progettare l’installazione dei nidi artificiali in
funzione di questo, facendo in modo che la traiettoria
di entrata in volo verso il nido sia libera e distante
dallo sfondo; questo rappresentato ad esempio da una
siepe o un albero, deve trovarsi sufficientemente
distante in modo tale che esso venga perfettamente
sfuocato negli scatti.
-Luce
Poiché dunque si scatterà sempre
con tempi veloci, il nido dovrà essere posizionato in
modo tale da avere una buona luce per gli scatti in
volo, almeno in alcune ore durante la giornata. È
importante che la luce solare non arrivi castamente al
nido per troppe ore perché potrebbe arrecare dei danni
alla nidiata e gli adulti stessi potrebbero non
scegliere un nido troppo esposto al sole per nidificare.
Per questo è sufficiente che il nido sia illuminato dal
sole anche solo 2 ore al giorno, che sono più che
sufficienti per fare foto.
-Posatoi
Un altro modo per sfruttare le
nidificazioni artificiali (e, in questo caso, anche
naturali) è attraverso i posatoi intermedi che gli
adulti utilizzano durante il tragitto per avvicinarsi al
nido. Questi possono essere posizionati appositamente e
non per forza vicini al nido, così da ridurre al minimo
ogni rischio di disturbo. In questo caso ci si
concentrerà a scattare verso i posatoi, e non
direttamente vicino al nido.
-Posizione del nido
È importante posizionare il nido
vicino ad attività umane così che i soggetti si abituino
e non percepiscano alcun disturbo in caso di attività
fotografiche; installare i nidi artificiali vicino
alle abitazioni è un ottimo modo per avere soggetti
abituati e non rischiare di disturbarli.
-Set fotografico
È altrettanto importante
posizionare oltre ai nidi anche tutto il necessario per
l’attività fotografica sin da subito così da fare in
modo che se e quando una coppia uccelli deciderà di
utilizzare il nido artificiale, essi saranno già
abituati alla presenza del capanno e/o delle altre
attrezzature fotografiche. Il capanno ovviamente è bene
che sia fisso proprio per spaventare il meno possibile
gli adulti ed eventuali altre attrezzature come il
treppiedi (se si decide di usare tecniche di fotografia
remota o automatica) vanno posizionate già durante
l’inverno. Se ovviamente non si vuole lasciare fuori un
treppiedi o altra attrezzatura si possono usare delle
finte attrezzature, tecnica che verrà descritta
successivamente.
Classicamente la foto che più si
cerca è quella d’azione, il nido offre la possibilità di
intercettare la traiettoria degli adulti che arrivano
con l’imbeccata e dunque scattare piuttosto facilmente
foto con soggetti in volo. Questo tipo di foto si può
praticare sia da un apposito capanno o nascondiglio
fisso appositamente collocato preventivamente sia, ed è
consigliabile, con la tecnica della fotografia remota.
Come infatti verrà spiegato nell’apposito capitolo sulla
fotografia remota, questa tecnica consente una migliore
reattività e una migliore capacità di anticipare
l’arrivo degli adulti senza considerare che rimanendo
lontani dal nido si riduce ancora ulteriormente
qualsiasi eventuale rischio di disturbare.
Che si scatti con un sistema remoto
tramite telecomando wireless o che si scatti dal capanno
è bene inquadrare la traiettoria di arrivo in volo del
soggetto verso il nido ponendosi perpendicolarmente ad
essa (il soggetto verrà quindi fotografato
lateralmente), l’inquadratura va tenuta ampia così da
evitare ogni rischio di avere il soggetto fuori
inquadratura, la messa a fuoco sarà manuale sull’entrata
del nido e bisognerà chiudere un po’ il diaframma così
da massimizzare la profondità di campo (F11-F13) e avere
più probabilità di avere il soggetto a fuoco; poiché i
tempi di scatto dovranno essere rapidi e il diaframma è
chiuso bisognerà bilanciare la luce con gli iso e
ovviamente scattare in condizioni di buona luce.
In altri casi si sfruttano i
posatoi intermedi che vengono utilizzati dagli adulti
durante il tragitto per arrivare al nido. I posatoi
possono essere appositamente collocati. Anche in questo
caso si può scattare sia da un capanno o nascondiglio
fisso preventivamente posizionato durante l’inverno così
da abituare i soggetti, sia con la tecnica della
fotografia remota o anche del fototrappolaggio.
Questo tipo di foto è la più
pericolosa in termini di disturbo e andrebbe sempre
evitata anche perché le foto dentro i nidi non sono mai
piacevoli o interessanti e sono vietate nei concorsi
fotografici e in molti gruppi di fotografia. Solo in
rari casi può essere necessario documentare in foto o in
video l’attività riproduttiva dentro il nido, anche per
scopi di ricerca. In questi casi si usa la tecnica
remota o la fotografia automatica così da evitare la
presenza umana nelle vicinanze del nido e i nidi stessi
vanno appositamente progettati collocando già
preventivamente attraverso appositi fori sia la
fotocamera sia la microtelecamera che consentirà di
guardare in diretta dentro il nido e scattare nel
momento giusto. Ogni attività intorno al nido o sul nido
durante il periodo riproduttivo è da evitare perché
potrebbe avere gravi conseguenze anche in siti di
nidificazioni urbane o nidi artificiali.
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