Manuale di fotografia agli animali:
avvicinare/attirare gli animali: 5) Richiami acustici
Quella del richiamo acustico è una
delle tecniche più antiche usate per attirare gli
animali ed è molto usata anche nella fotografia
naturalistica. I richiami possono essere emessi con la
bocca se si è bravi o con strumenti tradizionali
(fischietti in legno etc.) o, più comodamente, in modo
elettronico; oggi con i moderni smartphone o con gli
ormai meno utilizzati lettori mp3 e una cassa
amplificata bluetooth, tutto diventa più semplice ed
economico.
Imitare con la bocca i versi degli
animali è difficile, richiede tecnica ed allenamento, ma
vi consiglio di provare, è molto bello “comunicare” a
voce con gli animali. Una tecnica molto semplice
utilizzata dai birdwatcher è il così detto “Pishing”: si
tratta di emettere con le labbra un suono onomatopeico
tipo “psshhhh psshhhh” che incuriosisce gli Uccelli; il
pishing attrae soprattutto passeriformi che vivono in
ambienti bochivi o nelle siepi o cespuglieti come cince,
codibugnoli, lui, regolo, fiorrancino, qualche
fringillide oppure Passeriformi dei canneti come i
Forpaglie, migliarini, Pettazzurro etc.
Un richiamo può attrarre un
soggetto per motivi diversi:
1) Difesa territoriale: è il caso
più tipico, la reazione avviene soprattutto a carico dei
maschi che si avvicinano e/o rispondono al richiamo
vedendolo come un intruso nel proprio territorio.
2) Curiosità: è il caso soprattutto
dei giovani o di alcuni soggetti attratti con il pishing
3) Aggregazione: specie che si
aggregano durante l’inverno per alimentarsi insieme sono
attratte dai richiami proprio per l’istinto ad
aggregarsi insieme; è il caso per esempio dei
Codibugnoli.
Le reazioni dei soggetti al
richiamo possono essere molto variabili:
- il soggetto esce subito allo
scoperto e si avvicina alla fonte del richiamo, e questa
è la situazione ideale
- il soggetto risponde cantando ma
non si avvicina alla fonte del richiamo pur mettendosi
allo scoperto
-il soggetto risponde ma non si fa
vedere, può anche avvicinarsi ma rimanere sempre
nascosto tra la vegetazione
-non c’è apparente risposta
immediata, ma il soggetto compare all’improvviso solo
molto tempo dopo aver smesso con il richiamo
-non c’è alcuna risposta anche se
la specie richiamata è presente
I fattori che possono influenzare
la risposta o mancata risposta ma anche il tipo di
reazione ad un richiamo sono anch’essi molto vari,
spesso sono fattori casuali e non prevedibili oppure
ancora sconosciuti perché non ci sono sufficienti studi;
vediamo di seguito solo alcuni dei fattori noti:
-Variabilità specifica: non tutte
le specie reagiscono ai richiami in nessun periodo
dell’anno o lo fanno in maniera blanda, casuale e non
costante; è il caso per esempio di alcuni rapaci come le
Aquile o gli Avvoltoi o il Picchio verde, ma anche i
Gruccioni, gli Ardeidi etc.
-Variabilità individuale: anche in
specie che tipicamente reagiscono bene al richiamo non
tutti i soggetti reagiscono allo stesso modo, questo fa
parte della loro variabilità individuale. Alcuni
soggetti si avvicinano altri sono più timidi e
rispondono da lontano per esempio o non rispondono per
niente.
-Periodo: poiché i richiami
provocano una reazione in base alla territorialità, o
all’aggregazione invernale o nei giovani, alcune specie
saranno reattive solo in certi periodi dell’anno.
Principalmente è il periodo primaverile quello in cui la
maggioranza delle specie reagisce al richiamo; ecco ad
esempio che specie che vediamo solo in inverno
(migratori locali svernanti) non reagiscono mai al
richiamo come ad esempio la Pispola, il Frosone, la
Peppola; questi soggetti invece reagiscono ai richiami
nei loro territori riproduttivi nel periodo
riproduttivo. Alcune specie reagiscono tutto l’anno per
esempio i Codibugnoli, il Rampichino, lo Scricciolo, il
Regolo, il Fiorrancino, l’Allocco. I Barbagianni adulti
difficilmente reagiscono ai richiami ma i giovani si,
dunque il richiamo per il Barbagianni ha effetto solo
nel periodo tra Luglio/Agosto e Novembre/Dicembre.
-Orario: l’ora del giorno può
influenzare la reattività ai richiami da parte di alcune
specie, in base alle loro abitudini; per esempio
richiamare rapaci notturni durante il giorno avrebbe
poco effetto. Alcune specie sono molto più reattive al
mattino quando i loro ormoni riproduttivi hanno livelli
più elevati scatenando maggiore reattività nella difesa
territoriale.
-Posizione: la posizione in cui
viene emesso il richiamo artificiale influenza molto la
reattività e il tipo di reazione delle specie.
Ovviamente, spesso, noi non sappiamo quali sono i limiti
territoriali e la struttura territoriale di una specie
dunque emettiamo il richiamo in posizioni casuali e la
reazione della specie può variare proprio in funzione
della posizione: se, ad esempio, ci troviamo ai margini
di un territorio, è probabile che il maschio di quel
territorio reagirà in maniera blanda e non reagirà per
niente al richiamo; se siamo più vicini al centro del
territorio (di solito rappresentato dal punto in cui si
trova il nido) la reattività sarà maggiore.
-Meteo: fattori meteo come la
pioggia e il vento influenzano la reattività
semplicemente perché i richiami sono meno udibili in
queste circostanze o, in caso di pioggia, i soggetti
possono essere meno propensi a uscire allo scoperto.
-Tipologia di richiamo utilizzato:
ogni specie può produrre una certa varietà di versi,
ognuno con una sua funzione, e la reattività ad un
richiamo artificiale dipende anche da che tipo di verso
si sta utilizzando per richiamare la specie oltre che
dalla reattività specifica per quel tipo di verso. Ad
esempio molte specie hanno:
a) il canto territoriale: il tipico
richiamo che funziona con la maggior parte delle specie,
soprattutto in periodo riproduttivo
b) Verso di paura/allarme:
solitamente richiamare una specie usando questi versi ha
effetto opposto facendo fuggire gli individui
c) Verso/i di contatto: sono
vocalizzazioni con cui le specie che si raggruppano per
alimentarsi insieme si tengono in contatto (per es
Fringillidi o Codibugnoli) oppure serve da contatto tra
i partner di una coppia.
-Errori: un tipico errore che
produce risultati opposti, facendo fuggire gli
individui, è usare volumi troppo alti durante
l’esecuzione dei richiami.
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Come altre tecniche di cui abbiamo
parlato, l’uso dei richiami acustici non è vietato dalla
legge (lo è solo se usati per scopi venatori) ma il loro
uso può avere delle conseguenze anche gravi, portando a
disturbo o anche a danni per esempio provocando
l’abbandono della nidiata o l’abbandono del territorio.
I dettagli sugli aspetti etici e legali dei richiami
sono stati già
discussi
nell’apposita sezione e riportiamo qua solo una
sintesi su come utilizzarli correttamente e cosa non
fare quando si usa la tecnica del richiamo:
Durata
Mai emettere richiami in modo
continuo. Questo oltre che disturbare è anche poco utile
ai fini di una risposta, spesso infatti si ottiene
l’effetto opposto spaventando i soggetti. Inoltre
emettere richiami in modo prolungato, come detto a
proposito degli studi citati in precedenza, provoca
un’abituazione dei soggetti che smetteranno di reagire
al richiamo anche nel giro di pochi minuti. I richiami
vanno usati solo per brevi momenti, dai 30 secondi al
minuto, e quindi spenti, questo non solo evita di
spaventare i soggetti ma li incuriosisce maggiormente
facilitandone l’avvicinamento.
Volume
Il volume non deve mai essere
eccessivo. Per la maggior parte delle specie è già
sufficiente il volume della cassa integrate negli
smartphone. Come regola generale il volume dovrebbe
essere più basso del volume del canto naturale della
specie che si sta richiamando. Il volume di solito
dipende dalla dimensione del territorio di una specie,
specie con ampi territori come per esempio i rapaci
richiedono un volume maggiore.
Conoscenza e rispetto dei soggetti
Bisogna usare i richiami con
cognizione di causa e conoscere bene la biologia della
specie che stiamo richiamando. Spesso il richiamo può
non provocare disturbo ma altri danni! Per esempio,
Regolo e Fiorrancino, tra i più piccoli Uccelli
d’Europa, rispondono sempre ai richiami, durante tutte
le stagioni dell’anno; queste specie, date le loro
minuscole dimensioni, hanno un metabolismo rapidissimo,
soprattutto d’inverno, e devono cibarsi continuamente;
inoltre non si abituano al richiamo e continuano a
reagire ad esso fin quando viene emesso; dunque se state
richiamando Regolo o Fiorrancino d’inverno, vista la
loro elevata reattività, fatte le prime foto, spegnete
subito il richiamo, altrimenti rischiate di distrarre i
soggetti dall’alimentarsi con relative dannose
conseguenze sulla loro vita (se non si nutrono
abbastanza durante il giorno potrebbero non superare le
lunghe e fredde notti invernali).
Pianificazione
Non riproducete richiami a caso
cercando di richiamare specie che non sapete se sono
presenti nella zona. Una importante regola generale è
quella di richiamare una specie solo se l’abbiamo vista
o l’abbiamo sentita nelle vicinanze o se sappiamo con
sicurezza che sia presente nel posto dove stiamo
operando; è inutile richiamare insistentemente una
specie che non è presente nel posto.
Risposta
Se non si ottiene risposta
(acustica o visiva) dopo 30-60 secondi, si può riprovare
di nuovo brevemente il richiamo altre 2-3 volte per un
totale di 5 minuti; se ancora non si ottiene risposta è
inutile insistere ed è meglio smettere. Può essere però
utile riprovare dopo 15-30 minuti a ripetere la
procedura, questo perchè molte specie a volte non
rispondono subito, rimangono in silenzio, ma si
avvicinano alla fonte del richiamo senza che magari ci
si accorga della loro presenza.
Evitare momenti e punti sensibili
È risaputo che i richiami
funzionano al meglio nella stagione riproduttiva,
soprattutto nella parte iniziale della stagione
riproduttiva ma questo è uno dei momenti più delicati e
l’uso di richiami acustici potrebbe arrecare un grosso
disturbo. Dunque a maggior ragione sarebbe da evitare di
usare richiami nelle vicinanze dei siti di
nidificazione, per lunghi periodi e/o a volume troppo
alto. Simulare artificialmente la presenza di un altro
maschio nel territorio di una coppia riproduttiva
potrebbe indurre i soggetti a distrarsi dalle attività
che stavano svolgendo, soprattutto se il richiamo viene
emesso per tempi prolungati e ciò vuol dire che la
femmina potrebbe alzarsi dal nido lasciando raffreddare
le uova o i pulli, ma anche che maschio e femmina
smettano di cercare cibo per alimentare i pulli o che
vengano distratti anche dalla protezione della nidiata
da eventuali predatori.
Se siete bravi e allenati
molte specie di uccelli si possono richiamare imitando i
loro versi con la bocca; ma la maggioranza dei fotografi
utilizza richiami acustici elettronici; oggi è molto più
semplice usare richiami elettronici perché i lettori mp3
sono molto diffusi, gli smartphone stessi sono ottimi
come lettori mp3 e altrettanto diffusi sono anche gli
amplificatori acustici che si collegano via bluetooth
agli smartphone. I richiami in formato mp3 si possono
trovare facilmente su internet, esistono molti archivi
gratuiti, uno dei migliori è
Xenocanto
oppure in
questa sezione del sito.
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La potenza di emissione del
richiamo e quindi il suo volume devono essere adatti
alla specie che si vuole richiamare. Specie con grandi
territori come i rapaci diurni o notturni necessitano di
un volume maggiore rispetto ad esempio ai passeriformi
che avendo territori più piccoli richiedono volumi
minori. Per tutti i Passeriformi va già bene il volume
della cassa integrata dei moderni Smartphone mentre per
i rapaci bisogna usare casse esterne da almeno 2-3 watt
di potenza.
Molto spesso i richiami funzionano
bene solo se abbiamo visto/sentito la specie in quella
determinata location o se sappiamo con sicurezza che la
specie è presente; è inutile sparare richiami a tutto
volume e in modo continuativo nella speranza di attirare
specie che possibilmente non sono neanche presenti
nell’area. Se in una uscita di fotografia naturalistica
vagante decido di chiamare il Codibugnolo è perché l’ho
sentito, o se decido di chiamare il Regolo è perché so
che in quelle conifere vivono dei Regoli.
Il richiamo va sempre tenuto
lontano dal fotografo e va posizionato dove più o meno
vorremmo che arrivi il soggetto richiamato,
possibilmente posizionando un posatoio dominante o
sfruttando un posatoio già presente sul posto.
Posizionato il richiamo ci si allontana della distanza
necessaria in funzione del teleobiettivo che stiamo
utilizzando e si attende.
I richiami non vanno usati in modo
continuativo, oltre che poter disturbare, hanno poca
utilità; la durata del richiamo va dosata, dopo 30-60
secondi è bene spegnere il richiamo ed attendere qualche
minuto per una risposta, in questo modo si incuriosisce
ancora di più il soggetto che può uscire allo scoperto
più facilmente. Si può ripetere la procedura per altre
2-3 volte dopodiché, in assenza di risposta, è meglio
smettere. Difficilmente insistendo col richiamo per
tempi più lunghi apparirà il soggetto che stavamo
cercando, se un soggetto non risponde entro i primi 5
minuti sarà inutile insistere.
In alcuni casi i richiami acustici
possono essere abbinati a richiami visivi, cioè sagome
artificiali come ad esempio Anatidi, Civetta etc per
potenziarne le capacità attrattive.
Quando si fotografano soggetti
attirati con i richiami è da evitare, secondo me, di
fotografarli in atteggiamenti allarmati; anche gli
uccelli infatti possono mostrare il loro “umore”
attraverso il linguaggio del corpo, per esempio
gonfiando le piume della testa. Un fiorrancino o una
civetta capogrosso con le piume della testa gonfie non
sono belli da vedere e dietro una foto con questo
atteggiamento è facile capire che è stato usato un
richiamo acustico che ha allarmato il soggetto. In
queste situazioni bisogna aspettare quell’attimo in cui
il soggetto si calma e assume un atteggiamento più
normale.
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Atteggiamento normale |
Soggetto in atteggiamento
difensivo a causa del richiamo acustico
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Le tecniche dettagliate,
le attrezzature, i trucchi e i segreti sull'uso dei
richiami acustici sono spiegati nel
manuale avanzato sulla fotografia
degli animali
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