Manuale di fotografia naturalistica
Basi della fotografia
Tecnicamente la
risoluzione, in fisica, è meglio definita come potere
risolvente lineare: cioè la minima distanza tra due
oggetti affinché il sistema ottico li possa distinguere.
Per fare un esempio: un
modo per poter misurare la il potere risolvente lineare
dell'occhio umano è la distanza a cui si riesce a vedere
nettamente separate due matite affiancate alla distanza
di 1 mm una dall'altra. Gli esempi potrebbero essere
infiniti, ne riportiamo qualcun'altro per farvi capire
meglio il concetto: avete mai provato a guardare a
occhio nudo oggetti molto piccoli? tanti particolari
quasi microscopici non possono essere ovviamente colti
dall'occhio nudo, se usate una semplice lente di
ingrandimento invece già potrete apprezzare dettagli che
a occhio nudo non vedevate.
In fotografia nella
maggior parte dei casi si intende per risoluzione la
qualità di una immagine cioè il numero di "Pixel" di un
sensore (o anche di uno display, di uno schermo etc);
quindi la risoluzione di un sensore o di un monitor è
data dal numero totale di pixel (considerateli come dei
"puntini") che lo compongono. Diverso concetto è invece
la densità di questi Pixel, così come le loro
dimensioni, ma questi aspetti verranno affrontati
successivamente. Per ora vi basti sapere che un sensore
da 10 megapixel ha una risoluzione minore di un sensore
da 20 megapixel: quindi se fotografate alla stessa
distanza le due matite affiancate di cui si parlava
prima, in una foto da 10 megapixel non riuscirete a
vederle distintamente separate mentre questo sarà
possibile in una foto da 20 megapixel che appunto ha una
risoluzione maggiore (cioè un maggior potere risolvente
lineare).
Il termine "pixel" deriva
dall'acronimo "Picture Element" cioè l'elemento base di
una immagine. Un sensore fotografico è costituito da una
griglia fittissima microsensori detti "fotodiodi" che
catturano la luce proveniente dall'ottica registrandola
su un supporto di memoria sottoforma di fotografia
digitale: la fotografia così ottenuta sarà formata da un
insieme di pixel cioè di punti ciascuno derivante da
ogni singolo Fotodiodo presente nel sensore. Ogni pixel,
che rappresenta il più piccolo elemento dell'immagine, è
caratterizzato da alcune informazioni digitali: la
propria posizione, i valori di colore e intensità della
luce registrati dal fotodiodo che ha prodotto quel
pixel.
|
|
Esempio
schematico di una immagine digitale |
|
|
|
I pixel in una
fotografia digitale |
|
Nei display e nei monitor,
quindi da un punto di vista hardware, il più piccolo
elemento dell'immagine è il "dot" o punto, ogni dot
corrisponde a un pixel anche se nel linguaggio corrente
si usa il termine pixel anche per gli hardware (display,
monitor etc) e non il termine dot o punto.
I sensori attuali sono
arrivati a numeri molto elevati di fotodiodi e quindi di
pixel, nell'ordine dei milioni dunque si usa il suffisso
Mega (=milione) per indicare il numero di pixel dei
sensori attuali: un sensore da 10 Megapixel (abbreviato
Mpx) possiede dunque dieci milioni di fotodiodi che
generano dunque delle foto da dieci milioni di pixel.
Non fatevi ingannare dai
Megapixel
Non usate mai come
parametro di scelta il numero di megapixel! questo, in
poche parole è il concetto base di questo paragrafo
Un aspetto molto
importante che spesso non viene tenuto in considerazione
quando si cerca di quantificare la diversa qualità di
immagine tra due fotocamere con numero di megapixel
diversi è che la dimensione di una foto (e quindi la sua
qualità teorica) non è lineare ma al quadrato: poichè la
risoluzione calcolata in pixel è data da base per
altezza e dunque parliamo di un'area, per avere il
doppio di risoluzione bisogna moltiplicare per 4! in
termini pratici: il doppio di una risoluzione di 2
megapixel non è 4 ma è 8! e così il doppio di
risoluzione di 10 megapixel non è 20 ma è 40 Mpx!
Dunque una differenza di
pochi megapixel su sensori che hanno decine di megapixel
è assolutamente irrisoria, la differenza tra una foto da
18 Mpx e una foto da 22 Mpx in termini di risoluzione è
veramente minima, sono solo 6 megapixel in totale (come
area) ma corrispondono a soli 576 pixel nel lato lungo e
384 pixel nel lato corto della foto
Inoltre la reale qualità
di una immagine non dipende solo dal numero dei
Megapixel ma da molti altri fattori che spesso il
fotografo principiante non prende in considerazione per
esempio:
Fotocamere che pochi
megapixel hanno fotodiodi di dimensioni maggiori che
producono meno rumore elettronico in condizioni di
scarsa luce (iso alti), la qualità delle foto così
ottenute è superiore a foto con molti più megapixel ma
proveniente da fotodiodi più piccoli su sensori della
stessa dimensione. Inoltre altre caratteristiche della
fotocamera possono essere prioritarie rispetto ai
megapixel come ad esempio l'autofocus, la
stabilizzazione, gli fps e il drive in generale e così
via.
[Torna su]
Il Bit è un termine di
tipo informatico ed è l'unità elementare di una
informazione digitale. Un insieme di 8 bit costituisce
un Byte. I Byte costituiscono la dimensione di una
qualsiasi informazione digitale e dunque anche di una
immagine. Anche per i byte esistono dei prefissi per
facilitarne la quantificazione:
K sta per Kilobyte (Kb)
cioè migliaia di byte
M sta per Mega (Mb) cioè
milioni di byte
G sta per Giga (Gb) cioè
miliardi di byte
Dunque, essendo multipli
di 8 accade quanto segue:
1024 byte formano un
Kilobyte (Kb)
1024 Kb formano un
Megabyte (Mb)
1024 Mb formano un
Gigabyte (Gb)
Il Bit (o il Byte) dunque
costituisce l'informazione digitale portata da ogni
pixel che come dicevamo prima riguarda la posizione del
pixel nella foto, le informazioni su luce e colore
registrate nel pixel dal fotodiodo.
La dimensione in termini
informatici di una immagine digitale è data dal numero
di pixel da cui è composta (base per altezza) il tutto
moltiplicato per i byte della profondità colore
(tipicamente 3 in quanto si usano di solito 24 bit per
rappresentare 16,7 milioni di colori); dunque una
immagine per esempio di 1600x1200 pixel (cioè una
immagine da 1.920.000 pixel cioè quasi 2 Mpx) "peserà"
in termini informatici 1600x1200x3= 5.760.000 byte cioè
quasi 6 Mb in formato Raw, mentre in jpg, che è un
formato che comprime di più, peserà molto di meno, tra 1
e 2 Mb.
Quando un sensore cattura
la luce proveniente dall'ottica attraverso i suoi
fotodiodi esso genera una corrente e elettrica che viene
inviata ad un circuito apposito che la trasforma in dati
binari cioè in bit; questa conversione può essere più o
meno precisa in funzione della tipologia di
campionamento adottata dal convertitore: per esempio 8
bit /colore o 12 bit/colore e così via. Quindi ogni
singola informazione (pixel) può essere descritta da un
valore scelto ad esempio tra
2 valori: immagine
campionata a 1 bit (bianco e nero)
256 valori: immagine
campionata a 8 bit
4096 valori: immagine
campionata a 12 bit
Attualmente tutti i chip
delle fotocamere digitali sono in grado di catturare
immagini a 24 bit (8 bit per canale) e alcune macchine
sono in grado di generare immagini a 36 bit (12 bit per
canale) fino a 48 bit (16 bit per canale).
Il grande vantaggio di
immagini digitali catturate con molti bit (per esempio
36 o 48) si ha nella fase di elaborazione delle foto con
gli appositi programmi di editing e sviluppo di foto
come Photoshop: quando si applicano correzioni alla luce
e ai colori in immagini con molti bit si ha la
possibilità di mantenere una elevata qualità del file
nonostante interventi anche piuttosto pesanti.
Il concetto di profondità
colore verrà ripreso a proposito della gamma dinamica in
un successivo paragrafo di questo manuale.
Infine un altro aspetto da
considerare a proposito dei megapixel è
l'interpolazione. Agendo via software è infatti
possibile trasformare una foto da 10 megapixel in un
formato molto più grande, la si può anche portare anche
a 100 megapixel, questa procedura di "ingrandimento"
artificiale via software si chiama interpolazione. Il
processo di interpolazione può essere ottenuto con
diversi tipi di algoritmi alcuni anche molto avanzati
che consentono di non far sgranare le foto, ma in ogni
caso rimane un processo artificiale: nella foto
interpolata anche a 100 megapixel il dettaglio rimane
sempre quello originario della foto da 10 megapixel, gli
algoritmi di interpolazione non possono fare miracoli
creando altro dettaglio che non è presente su una foto
originale.
Su alcune fotocamere ma
soprattutto videocamere di fascia bassa l'interpolazione
viene spesso utilizzata da un software interno della
macchina creando un inganno: magari sulla scatola è
scritto che quella fotocamera o videocamera scatta foto
da 8Mpx mentre invece il sensore reale è da soli 2 Mpx.
Controllate sempre nelle caratteristiche tecniche del
modello la risoluzione reale del sensore e non fidatevi
delle cifre usate dai produttori per il marketing del
prodotto. In particolare questo avviene soprattutto
nelle videocamere di fascia bassa (da meno di 100 euro a
200-300 euro circa) perché le videocamere hanno
generalmente sensori da 2 Mpx (che corrispondono al
Full-HD); questa risoluzione è buona per i video ma non
per le foto che quindi vengono interpolate
artificialmente dal software interno e sulle confezioni
di questi prodotti potrete trovare scritto "Foto da 8
Megapixel" sebbene questi megapixel siano interpolati e
non reali.
[Torna su]
Il Megapixel, come già
detto, è una misura della risoluzione di un sensore ma
rappresenta un'area e non una densità. La densità si
misura come numero di punti per unità di spazio ed è un
concetto differente che è bene conoscere. In genere per
la densità si usano varie sigle, le più conosciute sono:
DPI (Dots per inch, cioè numero di punti per pollice) o
PPI (Punti o Pixel per pollice) (ricordiamo che un
pollice corrisponde a 2,4 cm); in parole povere questo
vuol dire che in una immagine a 300 dpi una riga da 1
pollice (cioè 2,54 cm) viene formata da 300 punti oppure
un quadratino da un pollice quadrato (1x1 pollice) avrà
300x300 punti cioè 90.000 punti o pixel. La densità è
quindi una misura relativa e non assoluta, sapere che
una immagine è a 300 DPI non ci permette di sapere
quanto è grande, sappiamo solo che questa immagine ha
300 punti o pixel per pollice; per conoscere la reale
risoluzione dell'immagine dobbiamo conoscere anche la
sua dimensione oltre alla densità, per esempio, una
immagine 10x15 cm a 300 DPI corrisponde a circa 2 Mpx
secondo questo calcolo:
10/2,54 x 300= 1181 pixel
15/2,54 x 300= 1772 pixel
Generalmente la misura
della densità in DPI o PPI si usa in fase di stampa o
relativamente a monitor e display, mentre quando si
parla esclusivamente di foto digitali si userà sempre il
concetto di megapixel.
Per una stampa di buona
qualità a prescindere dalla dimensione (lato x lato in
cm) si usano densità nell'ordine dei 300 dpi, si può
arrivare anche a 150 DPI o meno ma tutto dipenderà dalla
dimensione della stampa e di conseguenza anche dalla
distanza da cui si osserva. Questo concetto verrà
illustrato meglio successivamente.
Megapixel |
Risoluzione |
Stampa a 72
dpi |
Stampa a 150
dpi |
Stampa a 300
dpi |
1 Megapixel |
1280x768 pixel |
45x27 cm |
21x13 cm |
10x6 cm |
2 Megapixel |
1600x1200
pixel |
56x42 cm |
27x20 cm |
13x10 cm |
3 Megapixel |
2048x1536
pixel |
72x54 cm |
34x26 cm |
17x13 cm |
4 Megapixel |
2272x1704
pixel |
80x60 cm |
38x28 cm |
19x14 cm |
5 Megapixel |
2560x1920
pixel |
90x67 cm |
43x32 cm |
21x16 cm |
6 Megapixel |
3072x2048
pixel |
108x72 cm |
52x34 cm |
26x17 cm |
11 Megapixel |
4064x2704
pixel |
143x95 cm |
68x45 cm |
34x22 cm |
Tabella delle dimensioni
di stampa in funzione dei megapixel e della densità
misurata in dpi
Ovviamente è inutile usare
una stampante che stampi a 300 DPI se si stampa su una
carta che non è in grado di reggere questo tipo di
risoluzione.
In linea generale la
qualità di stampa utilizzata è la seguente:
-Stampe in alta
definizione su carte dedicate: 400 dpi
-Fotografie da album o per
riviste patinate: 300 dpi
-Fotografie per
pubblicazione su rotocalchi: 150-200 dpi
-Fotografie su quotidiani:
90 dpi
-Fotografie per
visualizzazione su schermo: 72 dpi
Dunque una stessa foto per
esempio da 2 megapixel può essere stampata in dimensioni
diverse aumentando o riducendo la densità dei
punti/pixel cioè i DPI: a 300 DPI può essere stampata in
formato 10x15 oppure stampando a densità minori quindi
riducendo i DPI può essere stampata a dimensioni 20x30 a
150 DPI. Allo stesso modo per stampare una foto in
dimensione A4 (21 x 30 cm) a 300 DPI servirà una foto da
8,7 megapixel, ma con gli stessi megapixel è possibile
stampare in un formato di dimensione doppia (40x60 cm)
dimezzando la densità, quindi a 150 DPI.
Nella fotografia
digitale la gamma dinamica è il rapporto tra l'intensità
luminosa massima e minima misurabile in una immagine; le
applicazioni sono diverse e vanno dai dispositivi di
acquisizione (come il sensore delle fotocamere) ai
dispositivi di visualizzazione; in questo paragrafo ci
soffermeremo sulla gamma dinamica delle fotocamere cioè
dei dispositivi di acquisizione.
Guardando una foto
appena realizzata difficilmente si può valutare la gamma
dinamica; il momento in cui si può valutare questo
parametro è durante lo sviluppo in post produzione: foto
generate da sensori con gamma dinamica ampia consentono
di modificare parametri di luce o colore in
postproduzione (cioè dopo lo scatto) con un livello
superiore rispetto a foto con minore gamma dinamica e
senza perdita di qualità. La gamma dinamica delle
fotocamere si misura in bit e in stop; i bit
rappresentano il contenuto di informazione di un file,
dunque sensori con ampia gamma dinamica producono file
Raw con numero maggiore di bit (per esempio 14 bit); gli
stop indicano di quanto è possibile, in postproduzione,
variare un parametro (per esempio la luminosità) senza
rovinare l'immagine; generalmente le reflex attuali
arrivano a gamme dinamiche nell'ordine dei 14 stop
(mentre l'occhio umano ha una gamma dinamica di quasi 24
stop). Una gamma dinamica ampia, ad esempio di 14 stop,
consente in post produzione di correggere i parametri di
luminosità in maniera molto più estesa senza rovinare la
foto rispetto a foto con gamma dinamica inferiore.
La Gamma Dinamica
dipende molto dagli ISO: diminuisce infatti man mano
che si alzano gli ISO; dunque sulla stessa fotocamera si
avrà una maggiore Gamma Dinamica a ISO bassi. Per dirla
breve: in una foto scattata in Raw a iso bassi, per
esempio 100, sarà possibile recuperare più facilmente le
zone scure (ombre) o le zone troppo chiare (luci) senza
rovinare eccessivamente il file, mentre questa
operazione risulterà man mano meno efficiente in foto
con ISO più alti, dove modificando gli stessi parametri
si otterranno file molto rovinati rispetto agli ISO più
bassi.
[Torna su] |